Falsa liaison della Meloni: Corona a processo per diffamazione

La premier collegata anche con l'aula di Sassari nel giudizio sui fotomontaggi porno col suo volto: "Violenza su tutte le donne"

Falsa liaison della Meloni: Corona a processo per diffamazione
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Una «notizia» totalmente infondata su Giorgia Meloni riporta in Tribunale Fabrizio Corona (foto a sinistra). L'ex agente dei vip è imputato in un processo che comincerà a gennaio con l'accusa di diffamazione aggravata ai danni della premier.

La Procura di Milano ha disposto per Corona la citazione diretta a giudizio (non ci sarà udienza preliminare e si va direttamente davanti al giudice monocratico). Con lui sarà alla sbarra Luca Arnau, autore dell'articolo sotto accusa. La prima udienza è fissata per il prossimo 21 gennaio all'Ottava sezione penale. Al centro della vicenda c'è un articolo pubblicato il 20 ottobre 2023 sul sito Dillingernews.it, nel quale l'ex re dei paparazzi svolge il ruolo di «caporedattore di fatto». Nel testo si parlava di un fantomatico «legame affettivo» tra Giorgia Meloni e il deputato di FdI Manlio Messina (foto a destra). Il processo nasce dalle denunce della premier, che sarà parte civile rappresentata dall'avvocato Luca Libra, e di Messina, anche lui parte civile nel procedimento con l'avvocato Mattia Serpotta.

Il decreto di citazione diretta è firmato dal procuratore Marcello Viola, dall'aggiunto Letizia Mannella e dal pm Giovanni Tarzia. Corona è difeso dall'avvocato storico, Ivano Chiesa, mentre Arnau è rappresentato dall'avvocato Alessio Pomponi. Secondo l'accusa, è stato l'ex agente a «procacciare la falsa notizia» con «verifiche da cui ne emergeva la assoluta infondatezza» e avrebbe poi «ordinato insistentemente la sollecita redazione dell'articolo», anche con «fotografie alterate». È stato Arnau, infine, a scriverlo e pubblicarlo il 20 ottobre dello scorso anno. La stessa premier è indicata tra i testimoni del processo nel decreto della Procura. E due giorni fa Meloni è comparsa, in videocollegamento, in un altro processo in cui è vittima di manipolazioni diffamatorie, in questo caso si tratta di immagini. Davanti al Tribunale di Sassari è arrivato il caso dei «deepfake» con il volto della premier su corpi di attrici porno. Sono immagini estremamente realistiche create con software di intelligenza artificiale, partendo da contenuti esistenti. Meloni pretende giustizia nel procedimento contro A.S., 40 anni, di Sassari, accusato di aver realizzato i videomontaggi nel 2020. «Insisto nel chiedere la punizione dei responsabili - ha dichiarato -, perché considero intollerabili questi fatti. Questa è una forma di violenza contro le donne». La premier ha poi fatto istanza per un risarcimento di 100mila euro da destinare al Fondo del ministero dell'Interno per le donne vittime di violenza.

In udienza ha risposto alle domande del pm Maria Paola Asara, del giudice Monia Adami e dell'avvocato della difesa Maurizio Serra. L'indagine che ha portato a individuare il presunto responsabile era stata condotta dalla polizia postale di Sassari.

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