Le villette di via Anzio sono a schiera, una accanto all'altra in un complesso residenziale. Quella del massacro, costruita proprio da Fabio C. che era imprenditore edile, è a pochi passi da quelle dei genitori e del fratello. Sono la nonna materna (il nonno è in una residenza per anziani) e lo zio ad andare in caserma a Paderno Dugnano poco dopo che i carabinieri ci hanno portato il 17enne reo confesso del triplice omicidio di padre, madre e fratellino.
«I parenti gli restano accanto - ha sottolineato il procuratore per i minorenni facente funzioni Sabrina Ditaranto -, non lo hanno abbandonato. La famiglia sta facendo quadrato intorno a lui, anche in questo si conferma una famiglia sana». È dopo aver parlato con i familiari e con i legali che lo assistono, gli avvocati Chiara Roveda e Giorgio Conti, che il liceale decide di confessare tutto davanti ai pm e a ritrattare la prima falsa versione in cui aveva addossato una parte della responsabilità del massacro a papà Fabio.
I nonni, si è saputo, hanno manifestato «molta pena e compassione» per il nipote adolescente, dopo aver perso in modo tanto cruento l'altro nipotino, il figlio e la nuora.
Si sarebbero anche detti disponibili a incontrarlo in carcere, anche se questo non sarà possibile prima dell'udienza di convalida dell'arresto. Una storia che fin qui ricorda quella del padre di Erika De Nardo, privato dalla figlia omicida del figlio più piccolo e della moglie. Francesco De Nardo non ha mai lasciato sola Erika nel suo percorso.
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