Tradizioni e valori. Sono anni che l'Ungheria nazionalconservatrice della Fidesz di Orbàn, martella su questi principi. Maggioranza al potere dal 2010 e riconfermata nel 2014 che si è spesso confrontata con l'ultradestra che raccoglie molti simpatizzanti nel Paese. Ieri dunque, quando il Parlamento ha approvato il nono emendamento della legge fondamentale, con 123 voti favorevoli, 45 contrari e 5 astensioni, nessuno si aspettava un risultato diverso. D'ora in poi in Ungheria la famiglia può essere legale solo se è etero: di fatto solo coppie etero possono crescere o adottare i bambini. E i bambini devono ricevere un'educazione conservatrice «basata sulla nostra identità costituzionale nazionale e sui valori cristiani». Sembra un tuffo nel passato ma il governo di Orbán l'ha scritto nero su bianco nella Costituzione. «Il nostro obiettivo è proteggere i bambini, non discriminare gruppi», ha assicurato la ministra della Giustizia, Judit Varga. Ma a fare ancora più impressione è stato il discorso della ministra per la Famiglia Kátálin Novak, che con poche, semplici frasi ha cancellato anni di lotte per la parità di diritti, di tutela del lavoro femminile. Secondo la Novak infatti le donne devono smetterla di preoccuparsi di guadagnare quanto gli uomini a parità di lavoro e qualifica e devono invece preoccuparsi in modo prioritario di mettere al mondo figli, di essere buone madri e centro e motore della famiglia tradizionale.
Con l'emendamento costituzionale approvato ieri l'Ungheria introduce il divieto di adottare e crescere bimbi per coppie omosessuali o transgender. Secondo il portavoce di Amnesty international Italia, Riccardo Noury, «arriva la consacrazione dello stigma e della discriminazione ai danni delle persone omosessuali, transgender e intersessuali». Si apre dunque la questione se tale scelta sia o no compatibile con i valori costitutivi dell'Unione Europea (cui l'Ungheria appartiene) e della democrazia liberale. A ingrossare le file dei più ferventi omofobi c'è sempre stato anche l'ex eurodeputato del partito di Orbán, József Szájer, diventato famoso quando si è dovuto dimettere dopo lo scandalo dell'orgia gay cui aveva partecipato a Bruxelles violando il lockdown. Le stesse critiche verso gli omosessuali condivise dalla moglie la giudice Tünde Hando, ex presidente della Corte costituzionale, tuttora membro, coautrice della riforma costituzionale ispirata al concetto di «democrazia illiberale» enunciato dallo stesso Orbán.
Non di rado citando come esempi la Turchia, la Russia o la Cina, ed elogiando in pubblico Erdogan e Putin. Il nono emendamento dice testualmente: «La madre è femmina, il padre è maschio. L'Ungheria garantisce il diritto del bambino a identificarsi con il sesso con cui è nato».
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