Da Farage a Macron: la svolta europeista dei 5 Stelle

Il voto positivo dei 5 Stelle all'elezione di Ursula von der Leyen è la spia della svolta europeista del Movimento. Che ora potrebbe iscriversi all'eurogruppo Renew Europe di Macron

Da Farage a Macron: la svolta europeista dei 5 Stelle

L'ultimo fronte di scontro tra Lega e Movimento 5 Stelle riguarda l'Europa. Se tra i pochi punti in comune tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio sembrava esserci un euroscetticismo di fondo, ora l'atteggiamento dei due partiti nei confronti dell'Unione europea è cambiato (e non poco): sempre critico quello leghista, molto più tollerante quello grillino. Tanto che Casaleggio & C., secondo Il Messaggero, starebbero pensando di aderire a Renew Europe, il gruppo al Parlamento europeo che ha preso il posto dell'Alde e riunisce i partiti più europeisti del continente. Compreso En Marche, il movimento del presidente francese Emmanuel Macron.

Sarebbe questa l'ultima idea balzata in testa al M5S che, solo qualche giorno fa, aveva votato a favore di Ursula von der Leyen per la presidenza della Commissione europea. Tutti e 14 i voti grillini, come noto, sono andati all'esponente del partito socialista tedesco. Voti decisivi per l'elezione a Palazzo Berlaymont dell'ex ministro della Difesa tedesca. A rivendicarlo lo stesso Di Maio, che ha approfittato della situazione per attaccare l'alleato leghista, parlando di un presunto "patto" tra Salvini e von der Leyen che si può sintetizzare così: ti voto se in cambio mi dai la poltrona di commissario alla Concorrenza. Accordo che sarebbe saltato all'ultimo, inducendo la Lega a votare no. Un'opportunità che i 5 Stelle hanno sfruttato per accusare la Lega di scarsa coerenza.

"Il MoVimento 5 Stelle, in cinque anni di Parlamento europeo, ha sempre guardato alle proposte e non a chi le avanzasse", hanno spiegato i pentastellati. I quali hanno un bel coraggio a parlare di coerenza, visto che dal 2014 - anno del loro primo sbarco a Bruxelles - sono saltati di palo in frasca. Prima il tentativo di alleanza con i Verdi, abortito a favore di un accordo con l'Ukip dell'euroscettico per antonomasia Nigel Farage. Poi, nel 2017, il dialogo - fallito - per entrare nell'Alde di Guy Verhofstadt, da cui la necessità di tornare con Farage. Quest'anno è andata ancora peggio, visto che nessuno dei partiti con cui si erano alleati ha conquistato seggi all'Europarlamento.

Inevitabile l'inizio di una serie di trattative per trovare un gruppo disposto ad accoglierli: i 5 Stelle ci hanno provato con tutti, persino con la sinistra radicale del Gue. Il risultato? L'ennesima porta sbattuta in faccia a Di Maio.

Ora, forse, l'alleanza con l'europeista di ferro Macron. Niente male per un partito che, nel 2017, chiedeva a più riprese un referendum per l'uscita dell'Italia dall'euro.

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