Fassino: "Parlamento chiuso sei mesi? Nessuno se ne accorgerebbe"

Il sindaco di Torino fa una durissima autocritica politica

Fassino: "Parlamento chiuso sei mesi? Nessuno se ne accorgerebbe"

Va giù pesante Piero Fassino contro il Parlamento italiano. In una lunga intervista al Corriere della sera il sindaco di Torino lo dice senza mezzi termini: "Se il Parlamento italiano restasse chiuso sei mesi potrebbe persino capitare che nessuno se ne accorga". E prosegue: "Dobbiamo ripensare le forme della democrazia politica. Noi siamo cresciuti in una Repubblica parlamentare, con un governo subordinato al Parlamento, e i partiti a organizzare la rappresentanza. Tutto questo si sta consumando rapidamente. Oggi partiti, sindacati, associazioni di categoria sono tutti in crisi".

Un'analisi impietosa sullo stato di salute della nostra democrazia. Fatta da un politico che, prima di diventare sindaco di una grande città è stato parlamentare, due volte ministro (del Commercio estero e della Giustizia) e per sei anni, dal 2001 al 2007, ha guidato il partito leader della sinistra italiana, i Ds, fino alla nascita del Pd.

C'è il rischio che, in un panorama politico e sociale in crisi, resti soltanto il partito del leader, anzi del capo, senza nulla intorno? Fassino non lo nega, ma puntualizza: "E' un timore che non si supera rifugiandosi nella nostalgia di quel che c'era prima. Di nostalgia non si vive, si muore". Che detto in altre parole vuol dire: non perdiamo tempo a pensare a ciò che c'era prima.

Fassino dice di essere orgoglioso di essersi formato in un "grande partito che era anche una grande comunità di vita". Ma aggiunge: Quel partito era figlio del '900 e del fordismo, che non era solo un modo di organizzare la produzione ma di organizzare la società. Era fordista anche il Pci". Ma sono cambiate moltissime cose. "Oggi dobbiamo ripensare la democrazia. Creare nuove forme di presenza sul territorio e di coinvolgimento attivo dei cittadini. Puntare su forme di democrazia diretta come le primarie. Trasformare la rete e il web da strumento di stalking politico a strumento di partecipazione".

Ma torniamo al Parlamento. "Ha perso la sua centralità perché la decisione politica è cambiata nelle due variabili dello spazio e del tempo. Nel mondo globale e dell'Europa integrata, sono sempre di più le decisioni che non vengono prese nei singoli Stati: questo ha indebolito le istituzioni nazionali. E nel tempo reale - osserva - in cui tutto quello che accade è subito noto sul telefonino o sul web, il tempo differito della decisione politica è troppo lento".

E si arriva a Matteo Renzi: "Ha fatto bene - osserva Fassino -

ad affrontare il nodo del bicameralismo, che poi significava almeno tre passaggi per ogni legge. Avere una sola Camera che legifera significa ridurre i tempi di un terzo e avere leggi tempestive".

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