«Non credono nel mercato, non credono nell'iniziativa privata, non credono nel profitto, non credono nell'individuo. Non credono che il mondo possa migliorare attraverso l'apporto libero di tante persone tutte diverse l'una dall'altra. Non credono in niente. Vorrebbero trasformare il Paese in una piazza urlante, che grida, che inveisce, che condanna. Per questo siamo costretti a contrapporci a loro. ()» . Era il 26 gennaio 1994, quando Silvio Berlusconi, con queste parole, annunciava la sua discesa in campo. Rileggendo quelle parole, nonostante siano trascorsi quasi venticinque anni, colpisce la loro sorprendente attualità. L'Italia dei nostri giorni è governata da una forza politica, il Movimento 5 stelle, che in ogni occasione, esprime cultura dell'odio, del rancore, dell'invidia sociale, pulsioni antisviluppo, antiimpresa, anticrescita.
In questi 100 giorni di governo, la matrice veterocomunista, statalista, stalinista dei grillini è stata espressa in tutte le sue forme. Il Decreto dignità, come denunciato da tutte le associazioni di categoria, è un ostacolo per imprese e lavoratori; l'idea di far chiudere i negozi la domenica favorisce solo le grandi multinazionali del web (Rousseau ne sa qualcosa?) e mette a rischio di licenziamento migliaia di persone; l'idea aberrante di porre dei tetti alle pubblicità commerciali alle televisioni, al solo fine di danneggiare l'interesse economico di Silvio Berlusconi, mette a rischio di chiusura battenti una grande azienda come Mediaset, primo operatore televisivo italiano che occupa migliaia di persone (senza considerare che tale misura impedirebbe alle imprese di collocare liberamente le loro pubblicità dove lo ritengono più produttivo).
L'elenco è lungo. C'è l'annunciato reddito di cittadinanza (10 miliardi di spesa per consentire a tanti di oziare sul divano di casa); c'è il proposito di nazionalizzare imprese che erogano servizi pubblici e la contrarietà manifestata a tutte le grandi opere infrastrutturali, indispensabile volano di sviluppo; c'è la riforma anti corruzione, con cui viene legalizzata la cultura del sospetto nei confronti di chi produce e, dunque, il principio anticostituzionale per cui si è colpevoli fino a prova contraria.
Sono davvero molti gli elementi di somiglianza tra le sinistre del 1994 ed i pentastellati di oggi. Oggi, come venticinque anni fa, sono in ballo le nostre libertà.
Di fronte ad una così grave minaccia, serve un nuovo manifesto politico, che indichi la strada per una nuova rivoluzione liberale. Forza Italia e Silvio Berlusconi sono oggi, come ieri, in campo per realizzare un «nuovo miracolo italiano»: lo dobbiamo ai i nostri figli.Marta Fascina, deputata di Forza Italia
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