Ferragni senza pace. Si indaga anche a Prato

Sul pandoro aperto un nuovo fascicolo senza ipotesi di reato. La Finanza acquisisce le carte dell'Antitrust

Ferragni senza pace. Si indaga anche a Prato
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Altri scricchiolii nell'impero di Chiara Ferragni. La procura di Prato apre un'inchiesta sul famigerato pandoro Balocco: atto dovuto, causa esposto delle associazioni dei consumatori, ed indagine esplorativa. Ma intanto si accende un altro faro a illuminare le zone d'ombra del dorato mondo della influencer e nelle stesse ore si muove anche la Guardia d finanza. Per la precisione, il nucleo di polizia economico finanziario delle Fiamme gialle ha iniziato ad acquisire le carte raccolte dall'Antitrust, sempre sul solito pandoro.

Insomma, il lavoro di scavo raddoppia o triplica: l'Antitrust aveva erogato pesanti sanzioni alle società della Ferragni e alla Balocco per «pratiche commerciali scorrette». Ora quei fogli arriveranno anche nelle mani del procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco che per ora viaggia a fari spenti, ma potrebbe poi decidere di alzare il tiro.

Si capirà nei prossimi giorni, ma quel che conta ora è l'effetto domino, tutto italiano. Nemmeno un mese fa, la Ferragni era adorata come una regina del marketing e della comunicazione, e pure sposata con un personaggio famoso come Fedez. Ora intorno a lei si sta creando un ingorgo di autorità e investigatori che rovistano nei suoi contratti e mettono il naso nelle sue attività.

Niente di simpatico, anzi qualcosa di molto preoccupante per chi ha sempre vissuto sulla vetrina della trasparenza e della massima pubblicità, riducendo ad una fessura la propria vita privata e conquistando la fiducia di trenta milioni di follower.

Quel capitale inestimabile di credibilità pare compromesso dalla sciagurata operazione del pandoro e, a ruota, da quella delle uova di Pasqua della Dolci Preziosi. L'Antitrust ha centrato subito un punto decisivo: il consumatore era convinto, acquistando quel prodotto, di finanziare le cure dei bambini aggrediti da gravi forme di tumore e ricoverati all'ospedale Regina Margherita di Torino. Ma, come si è capito, questo non era vero: la Ferragni percepiva un sontuoso cachet, la Balocco aveva già mandato un piccolo assegno, briciole, al Regina Margherita e dunque il pandoro griffato non portava un centesimo in più alla buona causa declamata sui social dalla moglie di Fedez.

Quando è arrivata la tempesta, lei ha provato a disinnescare le proteste con un video in cui annunciava la donazione di un milione al Regina Margherita e chiedeva scusa per l'errore commesso. Ma la toppa, come si dice in questi casi, si è rivelata peggiore del buco, perché è emersa la storia parallela, anzi quasi uguale nella dinamica, delle uova. Briciole per i Bambini delle fate, un compenso milionario per lei.

La Safilo ha fatto le valigie, altri sponsor potrebbero farsi da parte. Milano, Cuneo e Prato indagano. Centocinquantacinquemila follower si sono dati alla fuga.

E il Giornale ha mostrato che anche ai tempi d'oro non è che il tocco di Chiara fosse sempre magico: migliaia di confezioni delle mitiche uova giacciono malinconicamente in un capannone della Puglia. La corsa per accaparrarsele non c'è stata, a terra sono rimaste solo tonnellate di plastica da riciclare.

Lei, almeno per ora, tace.

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