Quest'autunno si va alla sagra. Anzi, pardon, al food festival. Se volete essere davvero à la page ne dovete frequentare almeno uno, considerando che questa (insieme a maggio) è la stagione ideale, anzi occorre affrettarsi. Un fenomeno che ha assunto proporzioni globali quello delle giornate dedicate al «dio cibo» che nell'ultima decina di anni hanno subito una sorta di mutazione antropologica. Passando dalla chiassosa, solitamente ipercalorica e molto popolare sagra di paese quella dove si incontra il vecchio compagno di scuola e si mangia e beve come se non ci fosse un domani a festival, appunto, dove è d'uopo farsi vedere con un sobrio piattino di finger food e un calice di bollicina in mano, a prendere appunti al convegno sul futuro della ristorazione o a riscoprire oscuri presidi territoriali ignoti pure alla bisnonna cuoca sopraffina. Fondamentale la prenotazione, rigorosamente online.
Andare al food festival insomma è diventato un po' come frequentare l'essenziale stagione (estiva) dei grandi festival musicali: Primavera Sound, Roskilde, Rock am Ring, Lollapalooza. Happening sparsi in giro per il mondo dove giovani da ogni dove si recano accampandosi per due o tre giorni sul posto, sfoggiando uno streetwear attentamente calibrato, gomito a gomito con star del cinema e della moda per assistere a una macedonia musicale con le band e gli artisti del momento.
Sono i grandi eventi frequentati dai Millennials, i trenta-quarantenni vittime favorite del cosiddetto marketing esperienziale. Non si va più a guardare un concerto o a pranzo o cena, si vive un'esperienza, si cerca qualcosa da ricordare (e postare sui social).
Tanto che ormai le ex sagre mettono insieme promozione territoriale (Fish&Chef sul lago di Garda), musica, narrazione, artigianato locale e beneficenza (Festa a Vico a Vico Equense), arte e spettacolo (Girotonno a Carloforte) oltre naturalmente al cibo, che ha sostituito la politica e anche un po' la musica nel cuore dei Millennials di cui sopra. Preparato davanti a folle osannanti dalle vere rockstar della nostra epoca, gli chef, possibilmente stellati o comunque mediatizzati.
Ma tornando a noi, quali sono dunque gli eventi da non perdere in questo inizio di autunno, il Woodstock della salamella, il Coachella della mozzarella, il Glastonbury della porchetta?
Ultimo weekend a disposizione per il Cous Cous Fest di San Vito lo Capo (dal 20 al 29 settembre) dove il piatto simbolo del Mediterraneo viene celebrato e declinato in oltre 30 ricette, con proclamazione del vincitore finale. Si svolge in questi giorni (fino a domani) il festival culinario Gather by JW al JW Marriott hotel di Venezia, con esperti di cucina provenienti da tutto il mondo (tra gli italiani Ciccio Sultano, Martina Caruso e Fabio Trabocchi) che proporranno cene, esperienze e cooking class. Si ragiona sul cibo e soprattutto sulla sua sostenibilità al congresso Le Strade della Mozzarella (LSDM), l'1 e 2 ottobre a Paestum. La Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d'Alba (dal 5 ottobre al 24 novembre), che quest'anno celebra il binomio tra uovo e tartufo, è un lusso da concedersi almeno una volta l'anno nel cuore della sua produzione, mentre la dolcezza è di casa a Eurochocolate (a Perugia dal 18 al 27 ottobre).
Per chiarire poi che il fenomeno è tutt'altro che nazionale, ricche opportunità ci sono anche per gli esterofili.
Gli amanti della birra e dei bagni di folla chiassosa non si perderanno uno dei più tradizionali, l'Oktoberfest (dal 21 settembre al 6 ottobre a Monaco di Baviera), i più modaioli che ci tengono a essere sempre sul pezzo prenderanno l'aereo per la Grande mela dove dal 6 al 13 ottobre c'è il New York City Wine and Food Festival, mentre gli annoiati che han già visto tutto si dirigeranno a Dubrovnik dove chef, ristoratori e pasticcieri dal 14 al 20 ottobre imbandiranno un lungo tavolo nella via principale. E non temano gli originali a tutti i costi di rimanere a pancia vuota: per loro c'è il Campionato mondiale di porridge a Carribridge, Scozia, il 12 ottobre.
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