Fi lancia lo "Ius Italiae". "Chi studia qui è italiano"

La riforma della cittadinanza firmata dagli azzurri. "Basta oscurantismo, ora dialogo con gli alleati". A Pontida gli insulti dei giovani, ma Salvini si dissocia

Fi lancia lo "Ius Italiae". "Chi studia qui è italiano"
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«Non vogliamo finti italiani, la cittadinanza non è una barzelletta». Quando poco prima delle 17 passa il microfono ai capigruppo azzurri di Camera e Senato perché illustrino il disegno di legge sullo Ius Italiae il vicepremier Antonio Tajani non si aspettava che a Pontida qualcuno srotolasse uno striscione leghista definendolo «scafista». O forse sì: «Non è contro qualcuno ma serve a risolvere un problema. La presenteremo a Camera e Senato e condivideremo questa proposta con gli alleati, disponibili ad accogliere i loro suggerimenti», ma sui diritti dei nuovi italiani Forza Italia non molla, «non ci può essere oscurantismo». Dal palco della Regione Lombardia, a margine della Giornata dell'Economia, lo stato maggiore di Forza Italia pianta il paletto sulla cittadinanza agli stranieri. «Non si tratta di regole permissiviste, anzi sottolinea il vicepremier vogliamo impedire l'immigrazione illegale nel nostro Paese con regole serie». Perché «paghiamo per formare 900mila ragazzi italiani che oggi frequentano scuole pubbliche. Vogliono essere cittadini italiani? Devono sapere l'italiano, conoscere la storia d'Italia, la geografia italiana, la Costituzione e l'educazione civica, ecco perché servono 10 anni». Altro che scafista, verrebbe da dire.

Ma le schermaglie politiche su un tema così divisivo sono inevitabili. Eppure, basta leggere le proposte azzurre, snocciolate da Maurizio Gasparri e Paolo Barelli, per capire che si tratta di una questione di buon senso. Sono tre i punti cardine, ecco il primo: lo straniero nato in Italia o lo straniero che arriva in Italia entro il compimento del quinto anno di età, che risiede ininterrottamente per dieci anni in Italia e frequenta e supera («con profitto», sottolinea il vicepremier Antonio Tajani) la scuola dell'obbligo (5 anni elementari, 3 anni di medie, 2 di superiori) può ottenere la cittadinanza italiana (a 16 anni). «Finché è minorenne la richiesta deve essere fatta da un genitore. Se il genitore non esercita questa facoltà, il ragazzo potrà chiedere la cittadinanza al compimento del diciottesimo anno», sottolineano Barelli e Gasparri. Il secondo punto riduce la possibilità di trasmissione della cittadinanza per ius sanguinis, ad oggi prevista se si ricostruisce una discendenza con un cittadino italiano vivente dal 1861, anno dell'Unità d'Italia.

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L'albero genealogico viene segato: niente cittadinanza se genitori, nonni e bisnonni sono nati all'estero «ma solo per i nati dopo l'entrata in vigore della legge», assicurano. «Quello che vogliamo evitare sono le truffe: la cittadinanza non è un business né una barzelletta: vogliamo veri italiani, non persone che chiedono la cittadinanza solamente per avere un passaporto comunitario, attraverso agenzie che lucrano» su uno status che fa gola a tanti terroristi, come ricorda Tajani, evocando alcune indagini sulle finte cittadinanze e il traffico di permessi di cui si è occupato anche Il Giornale.

La proposta di Forza Italia riduce i tempi di attesa: dai 24 mesi (prorogabili fino a un massimo di 36 mesi) a uno anno, prorogabile di ulteriori 6 mesi per dare risposta alle domande di ottenimento della cittadinanza in caso di matrimonio, adozione di maggiorenne, residenza (decennale o quadriennale a seconda che il richiedente sia extracomunitario o comunitario) sul territorio italiano.

Terzo punto: i Comuni (soprattutto quelli piccoli e piccolissimi, strangolati a volte da una valanga di richieste, per lo più fasulle) possono aumentare da 300 a 600 euro il contributo per gli oriundi e avranno un anno per lo smaltimento delle pratiche giacenti.

Sale a 600 euro anche il costo per la documentazione che deve essere prodotta dai Consolati. «Combattere la cittadinanza fasulla è un mezzo per combattere l'illegalità», ribadisce Tajani a Milano. A Pontida a molti leghisti sono fischiate le orecchie.

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