«Sul prossimo Comandante generale della Guardia di Finanza non ci sono problemi, si farà tutto in fretta». «Ma ancora non è deciso nulla». Le voci di due autorevoli esponenti del governo raccolte dal Giornale raccontano gattopardescamente l'evoluzione dell'ennesima giornata passata inutilmente a caccia del sostituto del generale Giuseppe Zafarana. Che domani diventerà presidente dell'Eni dopo essere convolato ieri a giuste nozze con la sua amata alla fine di una convivenza durata anni. Una festa alla quale hanno partecipato molti big della politica e dell'economia e in cui, inevitabilmente, i suoi destini e quelli del suo successore sono stati oggetto di discussione tra i tavoli degli invitati. Con un pizzico di polemica, dopo che il socio Eni «Fondazione Finanza etica» ha sottolineato l'irritualità della provenienza del presidente del cane a sei zampe dalle Fiamme Gialle, «considerando le recenti indagini condotte dalla Gdf di cui l'azienda è stata oggetto» e in assenza di precise «competenze specifiche sulla transizione energetica» che Eni deve raggiungere entro il 2050.
Oggi alle 17:00, alla Caserma Piave del Comando generale, si terrà la cerimonia di avvicendamento davanti al ministro dell'Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti. A ricevere lo scettro sarà Andrea De Gennaro, comandante in seconda di Zafarana e candidato autorevole a essere confermato oltre l'interim previsto come automatismo per garantire la catena di comando. È il candidato che più sembra piacere a Palazzo Chigi e al sottosegretario Alfredo Mantovano, ma è nella triangolazione con Mef, Quirinale e ministero della Difesa che il risiko deve trovare una soluzione univoca. Tanto più se, come vorrebbero le voci circolate in questi giorni, lo stesso Giorgetti e il collega alla Difesa Guido Crosetto sarebbero concordi nel sostenere l'altrettanto autorevole candidatura di Umberto Sirico, comandante dei reparti speciali della Gdf.
Dopo l'incidente di percorso di giovedì scorso, le trattative interne alla maggioranza sono proseguite anche ieri, non senza scossoni e pause. La premier riuscirà nell'opera di convincimento dei suoi ministri? O sarà necessario puntare su candidature terze, anche per evitare che plasticamente qualcuno possa apparire sconfitto rispetto ad altri? L'idea che circola è che comunque vada si debba decidere oggi, pena una dimostrazione di scarsa concordia che rischia di avere contraccolpi, sia dal punto di vista degli equilibri interni alla maggioranza, sia dal punto di vista della tenuta della stessa Guardia di Finanza. Da qui l'idea che il profilo migliore debba essere ricercato nelle seconde linee di comando che bene hanno fatto in questi anni di pandemia, come Bruno Buratti, Michele Carbone, Fabrizio Carrarini, Fabrizio Cuneo, Ignazio Gibilaro o Francesco Greco, in rigoroso ordine alfabetico. Su uno di questi nomi potrebbe essere trovata una quadra che risolva le criticità interne e rilanci l'azione della Guardia di Finanza, corpo che difficilmente tollererebbe una nomina frutto più di un'intesa politica che di un merito conquistato sul campo.
Nel corso del Consiglio dei ministri che potrebbe essere convocato nelle prossime ore c'è anche da riempire la casella di capo della Polizia, posto che appare destinato all'attuale vicedirettore dell'Aisi, Vittorio Pisani.
L'uscente Lamberto Giannini sarebbe pronto a raccogliere la sfida dell'esecutivo e accettare la poltrona di prefetto di Roma, sede scoperta ormai da due mesi dopo la nomina di Bruno Frattasi all'Agenzia per la Cybersicurezza. Qualcuno dice che se De Gennaro restasse a secco potrebbe essere il candidato perfetto per sostituire Pisani all'Aisi.
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