"Finalmente ora si respira aria nuova. Con questo ministro siamo alla svolta"

Il giurista ex Csm: "Giusto limitare le invasioni dei giudici. Anche abuso d'ufficio e traffico di influenze sono pericolosi in mano ai pm"

"Finalmente ora si respira aria nuova. Con questo ministro siamo alla svolta"

Bartolomeo Romano, ordinario di diritto penale all'università di Palermo, ex membro del Csm, già vicepresidente del comitato per i referendum sulla giustizia guidato da Carlo Nordio, oggi valuta il programma del ministro della Giustizia, presentato ieri in Senato.

Professore, quella del Guardasigilli è una svolta garantista?

«Finalmente abbiamo di fronte un ministro competente, che ha affrontato nella sua vita le questioni più importanti non solo dal punto di vista teorico ma anche pratico, essendo stato magistrato. Nordio ha dimostrato di essere sensibile ai valori della Costituzione e delle fonti internazionali in materia di garanzie, come la Convenzione europea per i diritti dell'uomo. Ad esempio, ha richiamato l'art.15 della Costituzione, sulla tutela della riservatezza nelle comunicazioni tra le persone, richiedendo un uso molto accorto delle intercettazioni».

Proprio su questo ci sono state molte polemiche dopo la cattura del boss mafioso Messina Denaro, in cui per gli inquirenti le intercettazioni hanno avuto grande peso.

«Per la Costituzione questo è uno strumento limite, che va adoperato con particolare cautela perché incide sulla libertà delle persone e può diventare pericoloso. L'uso delle informazioni è quanto di più delicato ci possa essere per una democrazia. È chiaro che vanno mantenute per i reati particolarmente gravi, ma per gli altri prevale la tutela della riservatezza perché il rischio di invadere la vita dei cittadini, ad esempio con i trojan, è enorme».

La stretta riguarda le intercettazioni in sé o la loro divulgazione?

«Il ministro ha sottolineato che un conto è intercettare per reprimere gravi reati e un altro è mantenere la totale segretezza sugli ascolti. Le intercettazioni per catturare Messina Denaro non sarebbero servite a scoprire la rete di coperture del boss, se fossero finite sui giornali».

Dicono che spesso indagando su reati minori si scoprono i traffici della criminalità organizzata. Non dovrebbero esserci restrizioni?

«Se così fosse, bisognerebbe estendere le intercettazioni anche ai reati più lievi. E finiremmo in un regime da Grande Fratello».

Nordio vuole intervenire sul reato di abuso d'ufficio che colpisce facilmente gli amministratori locali e non sono mancate altre critiche.

«Ci sono reati molto sfumati e generici, non solo l'abuso d'ufficio ma anche il traffico d'influenze illecite, che sono quasi un foglio in bianco per i pm. Spesso si imbastiscono indagini su questi reati e si tralasciano profili più dettagliati, come la corruzione e la concussione. Ma quasi sempre dopo anni i processi finiscono nel nulla e hanno rovinato la vita delle persone. Lo dico sulla base di studi scientifici che ho fatto anche io stesso. Spesso si produce un'enorme macchina del fango senza arrivare a condanne effettive e questo finisce col trasformarsi in un boomerang. Sarebbe meglio indagare su reati più gravi e precisi, invece di quelli che hanno la forma dell'acqua, di cui parlava Camilleri».

Quali altre battaglie caratterizzano il programma di Nordio?

«La sua

relazione ha uno sguardo ampio, prospettico. Si occupa della riforma del codice penale e di recuperare lo spirito garantista del codice di procedura penale di Vassalli, fatto a pezzi da tanti, anche dalla Corte costituzionale».

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