Fine del segreto professionale per commercialisti e professionisti tributari. Il prossimo Consiglio dei ministri dovrebbe approvare, infatti, il decreto legislativo della direttiva europea «Dac6» che impone l'obbligo di segnalazione all'Agenzia delle Entrate delle operazioni fiscali sospette, in particolare quelle riguardanti le operazioni con parti correlate transfrontaliere. Il punto in questione, tuttavia, è la potenziale violazione dell'obbligo di riservatezza nei rapporti tra professionista e cliente che è tutelato dallo stesso diritto comunitario.
Ma come funzionerà questo nuovo meccanismo? Ad essere interessate principalmente sono le operazioni come la rivalutazione di partecipazioni (soggette ad imposta sostitutiva dell'11%), la cessione e l'acquisizione di partecipazioni nonché la distribuzione di riserve di utili da parte di una società acquisita. In questi casi sarà proprio il commercialista che si occupa di strutturare le operazione ad avere l'obbligo di comunicazione e non la banca attraverso la quale queste ultime sono effettuate. Sebbene queste attività siano state in passato utilizzate per diminuire il carico fiscale, soprattutto su una holding di partecipazioni (come possono essere i family office costituiti da imprenditori facoltosi in Paesi a tassazione ridotta come Olanda e Lussemburgo; ndr), è chiaro che la possibilità di sfuggire al Fisco sono limitate salvo che non si svolgano in paradisi fiscali extra-Ue che comunque comportano un'attività investigativa più stringente da parte delle Entrate. Insomma, se un contribuente intende fare del «nero», non adopera questi stratagemmi che comunque sono tracciabili.
Ma quali periodi di imposta sono oggetto della normativa che sta per essere varata? Le prime comunicazioni riguarderanno proprio il mese di luglio 2020. Dal primo gennaio 2021, infatti, dovranno essere rese note le operazioni effettuate nel secondo semestre di quest'anno. È, inoltre, prevista una comunicazione una tantum di quanto effettuato tra il 25 giugno 2018 (data di entrata in vigore della direttiva Dac6) e il 30 giugno scorso. La parte peggiore riguarda, però, le sanzioni: i professionisti che non adempiono all'obbligo rischiano multe da 2mila a 21mila euro. Commercialisti & C. sono esonerati dalla responsabilità penale riguardante la violazione del segreto professionale. Gli avvocati tributaristi si troveranno, invece, dinanzi a un dilemma tra la necessità di segnalare il tipo di consulenza effettuato e quella di non pregiudicare il diritto di difesa del cliente. Il contenzioso tributario e le sue eventuali ricadute penali non sono passaggi semplici da affrontare. Il primo perché bisogna dimostrare in punta di cavillo l'intenzione di non aver voluto frodare il Fisco.
Dall'altro lato, l'inasprimento delle pene per i reati tributari impone notevole attenzione. Il paradosso? Scardinare le libertà fondamentali per recuperare qualche decina di milioni di euro da chi ha scelto un regime fiscale più favorevole.
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