Finisce l'impunità: la Francia arresta 7 terroristi rossi in esilio dorato. Tre ancora in fuga

I francesi l'hanno intitolato "ombre rosse" il dossier su cui erano scritti i nomi dei sette terroristi arrestati ieri a Parigi per ordine di Emmanuel Macron

Finisce l'impunità: la Francia arresta 7 terroristi rossi in esilio dorato. Tre ancora in fuga

I francesi l'hanno intitolato «ombre rosse» il dossier su cui erano scritti i nomi dei sette terroristi arrestati ieri a Parigi per ordine di Emmanuel Macron. Ma Giorgio Pietrostefani e gli altri volti più o meno noti dell'eversione rossa che hanno reso di piombo gli anni 70, non vivevano affatto nell'ombra. A proteggerli, più che l'ormai stantia dottrina Mitterand, c'era il soccorso rosso di intellettuali sempre pronti a fare da scudi umani per proteggere gli assassini in latitanza.

Come Marina Petrella, l'ex militante di Autonomia operaia e poi delle Br fuggita in Francia nel 1993 dopo la sentenza Moro-Ter. In era Sarkozy, il governo italiano ne aveva ottenuto arresto ed estradizione, ma subito si formò il cordone sanitario dei fiancheggiatori intellò, come l'attrice Valeria Bruni Tedeschi che andò a trovare Petrella e fece pressione su Carla Bruni, all'epoca première dame dell'Eliseo. E la Petrella tornò libera.

Stavolta storia diverso. Il cambio di governo in Italia ha rinsaldato l'asse tra Parigi e Roma e la mossa di Macron viene letta come assist diplomatico puro a Mario Draghi. L'Italia aveva chiesto l'arresto di 200 persone, alla fine è arrivato il segnale che pare segnare la fine della dottrina Mitterand con dieci ordini di cattura. Macron, del resto, ha anche motivi di politica interna: sta cercando di far diventare definitiva la legge speciale anti terrorismo del 2017.

A fare rumore è soprattutto l'arresto di Giorgio Pietrostefani, cofondatore di Lotta continua con Adriano Sofri e, come lui, condannato per l'omicidio del commissario Luigi Calabresi. A differenza di Sofri, che dopo un'infinita vicenda giudiziaria ha scontato la sua pena, Pietrostefani è latitante da ben 21 anni. E mentre Sofri ha sempre sostenuto che il pentito Leonardo Marino non poteva essere l'esecutore del delitto, Pietrostefani lo ha sempre accusato ma protestandosi innocente. «Oggi è stato ristabilito un principio fondamentale: -ha commentato il giornalista Mario Calabresi, figlio del commissario- non devono esistere zone franche per chi ha ucciso. Ma non riesco a provare soddisfazione nel vedere una persona vecchia e malata in carcere dopo così tanto tempo». Un tema che farà discutere nei prossimi giorni insieme al silenzio dei protagonisti della lotta armata. «Non mi aspetto assolutamente che Pietrostefani, una volta in Italia, possa confessare. -dice Luigi Li Gotti, già avvocato della famiglia Calabresi- Il perché lo ha detto l'altro giorno Giampiero Mughini, che da Lotta Continua proviene, quando ha spiegato che ci sono in gioco carriere». Quelle, probabilmente di primo piano, di chi ha favorito la fuga e la latitanza.

Gli altri ex terroristi finiti in manette sono tutti avanti negli anni, da 63 anni fino ai 78 di Pietrostefani, e tutti hanno lasciato la loro firma di sangue in Italia, ma devono ancora scontare pene che vanno da un minimo di undici anni di carcere fino all'ergastolo.

L'ex Br Giovanni Alimonte è stato condannato per diversi reati, tra cui il tentato omicidio del poliziotto Nicola Simone in cui è coinvolta anche Marina Petrella la quale, insieme a un'altra degli arrestati, Roberta Cappelli, ha una condanna da scontare anche per l'omicidio del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi. Condanne per l'omicidio di membri delle forze dell'ordine pendono anche sugli altri arrestati: gli ex Br Sergio Tornaghi ed Enzo Calvitti e Narciso Manenti, già nei Nuclei armati contropotere territoriale.

Sfuggiti alla cattura ma ricercati, Raffaele Ventura, che negli anni scorsi si era dissociato, Luigi Bergamin e Maurizio Di Marzio.

Soddisfatto il premier Draghi per la scelta della Francia, mentre il ministro della Giustizia Marta Cartabia parla di «portata storica» della decisione.

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