La tensione è alle stelle: la posizione contraria del Movimento 5 Stelle all'aumento delle spese militari al 2% del Pil entro il 2024 potrebbe mettere a rischio la tenuta del governo, la cui stabilità sarebbe messa in serio pericolo se i grillini dovessero continuare a perseguire la linea intransigente. Da vedere se i 5S si limiteranno a farne una questione occasionale o se si spingeranno fino a un punto pericoloso. Nel frattempo il Partito democratico sta accusando il colpo: i timori nel Pd riguardano non solo l'equilibrio dell'esecutivo, ma anche i futuri scenari in chiave campo largo in vista delle elezioni.
L'allarme nel Pd
Tra i parlamentari dem rimbalza una domanda con una certa insistenza, sintomo di come siano forti le preoccupazioni e i sospetti su Conte. "Ma fino a che punto vuole arrivare?", ci si interroga con aria ansiosa. Nel Partito democratico filtrava un cauto ottimismo sulla possibilità di raggiungere un compromesso sull'incremento delle spese militari, ma i toni tranchant dell'ex premier hanno finito per affievolire ulteriormente quel fioco lume di speranza.
In sostanza ora il Pd si trova stretto tra l'insistenza di Conte e la durezza, mai così forte, della reazione del premier Mario Draghi. Il sentimento di apprensione nella galassia dem è rilevante e riguarda anche la prospettiva politica verso le elezioni del 2023. Il che si traduce in un vero e proprio allarme per quel campo largo tanto auspicato da Enrico Letta, che vorrebbe allargare al centro la coalizione.
C'è però un'altra priorità: il fronte giallorosso si terrà in piedi o si sgretolerà sotto le sferzate del Movimento 5 Stelle? Dal Partito democratico fanno notare all'Adnkronos che se la legge elettorale resterà quella attuale "con qualcuno dovremmo pure allearci". E dunque una grande parte dei dem, seppur in condizioni estremamente delicate dal punto di vista politico, continua a non vedere alternative a quella prospettiva.
L'ira di Letta
Davvero Conte si porterà avanti fino alla strada della crisi di governo? Uno scenario che in molti tendono a escludere, bollando le mosse di Conte come accenni di campagna elettorale. "Cercherà una via d'uscita, magari andare in Aula sul dl Ucraina senza relatore con il testo approvato alla Camera", è la scommessa. Nel frattempo si registra la dura reazione di Enrico Letta, secondo cui una crisi in questo momento "lascerebbe sbigottito il mondo intero" e sarebbe "dannosa per tutti noi" oltre che "tremendamente negativa per il processo di pace e per chi soffre per via della guerra".
L’Italia lascerebbe sbigottito il mondo intero se si aprisse ora una #CrisidiGoverno. Sarebbe crisi dannosa per noi, per tutti noi. E sarebbe tremendamente negativa per il processo di #pace e per chi soffre per via della guerra. Noi lavoriamo con impegno per evitarla.
— Enrico Letta (@EnricoLetta) March 30, 2022
La linea Di Battista
Qualcuno riferisce che ormai da 24 ore le chat Pd "ribollono di risentimenti e cattiverie verso i colleghi grillini". Anche perché, è il ragionamento che si fa nel Partito democratico, una rottura potrebbe portare conseguenze disastrose per lo stesso Conte: "L'area Di Maio come reagirebbe?". "Conte sta mettendo in difficoltà innanzitutto noi, il Pd, più ancora che Draghi", viene fatto notare.
In tutto ciò c'è chi si dice convinto che Conte potrebbe cavalcare sempre più la linea alla Alessandro Di Battista.
L'obiettivo sarebbe quello di tentare di risalire nei sondaggi: una mossa del genere sarebbe "l'unica in grado di dare ossigeno elettorale ad un Movimento del tutto sfiatato". Un senatore dem si dice convinto che d'ora in poi vedremo un M5S "sempre più orientato sulla linea alla Di Battista, a distinguersi dal governo e conseguentemente dal Pd".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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