Spese militari, tensioni nella maggioranza. Draghi va da Mattarella

È scontro sulle spese militari fra Mario Draghi e Giuseppe Conte: al termine dell'incontro il premier raggiunge il Quirinale. Domani il dl Ucraina in Aula

Spese militari, tensioni nella maggioranza. Draghi va da Mattarella
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Non ha fatto in tempo a chiudersi il capitolo relativo alla riforma del catasto, che all'interno della maggioranza sono tornate a scoppiare scintille, stavolta a causa delle spese militari. Secondo quanto si apprende, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha raggiunto in serata il Quirinale per parlare direttamente con Sergio Mattarella. Domani il decreto legge sull'Ucraina arriverà in Aula al Senato, ed il governo è pronto a blindare il provvedimento.

L'opposizione del Movimento 5 Stelle

Stavolta a levare gli scudi è il Movimento 5 Stelle guidato da Giuseppe Conte, che da giorni si dice contrario ad un aumento delle spese militari, cosa invece voluta dal premier Draghi. L'ex presidente del Consiglio è arrivato addirittura a minacciare di non far votare il Def, senza prima avere avuto un chiarimento sulla questione. "Aprire una crisi di governo non è un tema sul tavolo, noi sosteniamo il governo", ha fatto recentemente sapere Conte, tuttavia "abbiamo diritto a essere ascoltati". Secondo il leader dei grillini, un aumento della spesa militare sarebbe "improvvido". "La nostra sicurezza non dipende ora da 10-14 miliardi investiti in più", ha aggiunto. L'ex premier ha inoltre affermato che in questo momento sono altre le questioni prioritarie da affrontare.

Il governo guidato da Mario Draghi, tuttavia, intende rispettare gli impegni presi con la Nato, e ciò comporta anche l'aumento delle spese militari al 2% del Pil. Un fatto ribadito dall'ex presidente della Bce a Giuseppe Conte durante il loro incontro. Se venissero meno gli impegni presi con la Nato, ha ribadito Draghi, "verrebbe meno il patto che tiene in piedi la maggioranza". "Non possono essere messi in discussione gli impegni assunti, in un momento così delicato alle porte dell'Europa", ha dichiarato il premier.

Secondo quanto concordato nel 2014, entro il 2024 è previsto un continuo e progressivo incremento degli investimenti. "Il bilancio della difesa nel 2018 era sostanzialmente uguale al 2008. Nel 2018 si registravano circa 21 mld, nel 2021 24,6 miliardi (un aumento del 17 per cento): questi sono i dati del Ministero della difesa nei governi Conte. Tra il 2021 e il 2022 il bilancio della difesa sale invece a 26 miliardi: un aumento del 5,6 per cento", è quanto riferito da Draghi.

Rischio crisi di governo

La posizione di Giuseppe Conte è chiara, così come quella di Mario Draghi, che dopo l'incontro con il leader del M5s ha raggiunto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per metterlo al corrente della delicata questione e delle posizioni che si stanno prendendo all'interno della maggioranza.

Il governo sarebbe già pronto a porre la fiducia, ed allora si vedrà come risponderanno i vari partiti. Dal Nazareno fanno sapere che il segretario dem Enrico Letta starebbe seguendo con grande apprensione il braccio di ferro fra Conte e Draghi, mentre Matteo Renzi attacca direttamente l'ex presidente del Consiglio, definendolo un "populista". "Noi stiamo con Draghi, noi stiamo con l'Italia", ha scritto su Facebook il leader di Italia Viva.

Nella giornata di mercoledì il dl Ucraina arriverà in Aula. Ospite a Di Martedì, Giuseppe Conte ha allontanato lo spettro della crisi di governo.

"Draghi avrà pure il diritto di informare il Presidente ma io non ho sollevato alcuna crisi di governo: dico solo che se dobbiamo programmare una spesa militare un partito di maggioranza può discutere i termini anche temporali per rispettare questo impegno", ha dichiarato l'ex premier. Eppure si vocifera già che un gruppo di senatori grillini non parteciperà al voto.

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