Una pioggia di 7 miliardi in acconto dividendi. È quella che si abbatterà oggi su Piazza Affari con alcuni titoli che staccheranno in anticipo una parte di cedola che sarà pagata l'anno prossimo. L'impatto sul FtseMib sarà dell'1,22% circa, dunque non bisogna preoccuparsi nel caso si osservasse un marcato calo dell'indice nelle battute iniziali.
Le società più generose saranno le banche. Intesa Sanpaolo anticiperà circa 3 miliardi (0,17 euro/azione), mentre Unicredit elargirà 1,7 miliardi (0,9261 euro) e Banca Mediolanum 240 milioni (0,37 euro). Significativo anche il monte cedole di Mediobanca (600 milioni, 0,56 euro/azione), di Poste (430 milioni, 0,17 euro/azione) e di Banco Bpm (600 milioni per 0,4 euro/azione). Tra i titoli non finanziari spiccano i 780 milioni di Eni (0,25 euro/azione) e i 280 milioni di Tenaris (0,27 dollari), i 240 milioni di Terna (0,1192 euro) e i 125 milioni di Recordati (0,6 euro).
L'anticipo delle cedole dimostra che Piazza Affari è in buona salute. Da inizio anno il Ftse Mib ha registrato una performance migliore dell'indice di riferimento delle azioni europee (l'Eurostoxx 600) con un rialzo del 10% a fronte di un 6% per il benchmark del Vecchio Continente. Molto più dinamico l'S&P500, l'indice di riferimento Usa, che da gennaio ha guadagnato oltre il 25%, grazie all'impennata successiva all'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca.
Il futuro è certo radioso per le società che potrebbero essere parte integrante del «Trump Trade» come le aziende dei comparti energetici e le utility o le società di costruzioni perché il tycoon ha sicuramente alle fonti tradizionali. Non è un caso che il giorno successivo all'elezione presidenziali in Italia abbiano festeggiato titoli qualificati come old economy come Tenaris e Buzzi o quelli più coinvolti negli Usa come Prysmian e Diasorin.
La possibilità che Trump attui politiche protezionistiche preoccupa non poco gli operatori di Borsa, perché l'Europa rischia di trovarsi schiacciata tra le due sponde dell'Atlantico da un contesto di bassa crescita in casa e da uno sbocco tradizionale delle sue produzioni che vuole frenare le
importazioni per tutelare il «made in Usa». Ecco perché condizione necessaria perché Piazza Affari possa continuare a prosperare è un taglio ulteriore dei tassi, in grado di sostenere ancor di più consumi e investimenti.
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