Fisco, classe media a rischio stangata

Gualtieri lavora alla riforma Irpef "alla tedesca". A decidere l'aliquota è un algoritmo

Fisco, classe media a rischio stangata

Nella Nadef potrebbe esserci un approfondimento sulla riforma fiscale in stile tedesco, basata sull'aliquota progressiva continua. Quella che, secondo il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, dovrebbe sostituire il sistema in vigore, basato su cinque aliquote per altrettante fasce di reddito.

Un sistema di imposizione fiscale sui redditi delle persone fisiche che non si basa sugli scaglioni ma su un algoritmo che decide per ogni contribuente una aliquota personalizzata. Obiettivo ufficiale: maggiore progressività. Ma il rischio è che penalizzi i redditi medio alti. Quelli sopra i 40 mila euro.

Fino a pochi giorni fa era solo una delle proposte in campo. Bersagliata da più parti dentro la maggioranza e anche dagli addetti al settore. Ora è candidata a entrare nei prossimi documenti ufficiali del governo. In pratica si tratta di una aliquota che varia gradualmente e si applica al reddito complessivo, esclusa la no tax area. Il sistema oggi in vigore si basa su scaglioni di reddito ai quali vengono applicate diverse aliquote. Nella versione tedesca si parte da zero fino a 9mila euro di reddito e si sale fino al 45% per i redditi più alti.

L'obiettivo dichiarato di Gualtieri è alleggerire del carico fiscale per i redditi fino a 40mila euro all'anno. Il rischio è che si aumenti l'imposizione su quelli superiori. «In Italia, un'aliquota continua che va da zero a 43% (46% con le addizionali comunali e regionali) la abbiamo già», ha osservato ieri Enrico Zanetti, ex sottosegretario all'Economia e commercialista. La proposta di Gualtieri, secondo Zanetti, consiste nel passare da un numero limitato di aliquote marginali e detrazioni decrescenti, a un numero «elevatissimo» basato su un algoritmo. «Il problema è per fare cosa? Per abbassare le tasse? E a chi? E alzandole in contropartita ad altri, oppure impiegando quali e quante risorse?». Domande senza risposta secondo Zanetti. «A meno che l'obiettivo sia proprio quello di dare l'impressione di cambiare tutto perché nella sostanza si sta cambiando poco o pochissimo e per pochissimi», conclude l'ex viceministro all'Economia.

Se il governo vorrà veramente insistere sul sistema tedesco si troverà di fronte all'opposizione di chi ancora pensa sia meglio agire sulle aliquote centrali, accorpandole, per favorire le categorie più penalizzate dal fisco italiano: redditi medi e famiglie.

«Il sistema tedesco non è adatto all'Italia», spiega Luigi Marattin, presidente della Commissione Bilancio della Camera ed esponente di Italia viva, per il quale la «ossessione» per il sistema tedesco nasce da un equivoco, «che l'Irpef sia poco progressiva», mentre è vero il contrario. Altro problema, la scarsa trasparenza del sistema tedesco. Oggi i contribuenti possono sapere quante tasse pagheranno con un calcolo semplice, con il sistema tedesco dovranno affidarsi ai software.

Ma c'è anche un altro rischio. Quello che l'aliquota continua serva a giustificare un taglio delle agevolazioni che limiti le detrazioni a un tetto massimo del 2% per i redditi sopra una soglia relativamente bassa (55mila euro lordi). Ipotesi circolata nei giorni scorsi e mai smentita.

Altra ipotesi è una rimodulazione dell'Iva, con un passaggio di alcuni beni dalle aliquote

agevolate al 4% e al 10% verso quella ordinaria al 22%. Oppure l'aumento dell'imposta su beni e servizi acquistati in contanti. Il tutto motivato da un rafforzamento della progressività, del quale forse non c'è bisogno in Italia.

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