La variante delta (non tracciata) comincia a farsi sentire, anche nei numeri ufficiali. Nelle scorse ore sono aumentati i focolai segnalati in varie parti d'Italia, tra i quali il più serio è scoppiato fra le province di Piacenza, Cremona e Lodi. Numeri molto contenuti (25 casi nello specifico) ma che lasciano presagire aumenti più significativi nelle prossime settimane. «Adesso che sta circolando la variante delta riceviamo molte segnalazioni che riguardano l'attività dei dipartimenti di Prevenzione che rintracciano i contatti delle persone che vengono trovate positive. Ci sono casi in molte regioni italiane, si sta cercando in questo momento di fare contenimento» riferisce Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, in audizione in commissione Sanità al Senato, sullo stato delle attività di testing, tracciamento, sorveglianza e sequenziamento della nuova versione indiana del virus. «La situazione deve essere osservata con grande attenzione - incita il presidente Iss Silvio Brusaferro - perchè in alcuni Paesi ha mostrato una crescita rapida. Vuol dire che serve grande attenzione nell'individuazione dei casi, nel loro tracciamento e anche nel sequenziamento dei virus, per cogliere eventuali situazioni di queste varianti e contenerle più rapidamente possibile».
La variante (più contagiosa di circa il 60% rispetto alla variante inglese) è all'1%, in base ai dati diffusi dalla fondazione Gimbe, con differenze regionali e un range che va dallo 0 al 3,4%: in particolare, la diffusione maggiore si registra in Lazio (3,4%), Sardegna (2,9%) e Lombardia (2,5%).
Tuttavia nell'ultima settimana la variante Delta è stata isolata in due focolai a Milano e Brindisi, segno di una sua maggiore diffusione sul territorio nazionale che si rileva anche dal database internazionale Gisaid: rispetto ai sequenziamenti su campioni raccolti dal 19 maggio al 16 giugno, su 881 sequenze depositate 57 (6,5%) corrispondono alla variante delta.
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