Fontana sbotta: "Ci fanno sapere il Dpcm sempre all'ultimo"

Il governatore della Lombardia critica le modalità dei giallorossi: "Ci mandano il testo in tarda serata, sanno che il confronto tra le Regioni è fissato per le 10 del mattino e pretendono risposte entro le 11?"

Fontana sbotta: "Ci fanno sapere il Dpcm sempre all'ultimo"

Ancora una volta il governo si riduce agli ultimi secondi per varare il Dpcm, lasciando genitori, studenti e lavoratori italiani nel caos più totale. A pagare questo metodo confusionario sono anche le Regioni, in attesa di scoprire quali saranno le misure ufficiali contenute nel prossimo decreto per definire le modalità di svolgimento delle festività di fine anno. Oggi i governatori si riuniranno in videoconferenza con l'esecutivo per mettere a punto i diversi nodi ancora irrisolti. A sbottare contro il modus operandi di Giuseppe Conte è stato Attilio Fontana: "Ci mandano il testo del decreto alla sera tardi, sanno che il confronto tra le Regioni è fissato per le 10 del mattino e ci chiedono di dare risposta entro le 11?".

L'auspicio è che il governo prenda seriamente in considerazione le proposte avanzate dalle Regioni, recependo le indicazioni fornite e magari concedendo tempo per esprimersi: "Dal momento che vengo interpellato, mi piacerebbe che mi venisse anche concesso il tempo per dire la mia a ragion veduta". Molti presidenti hanno denunciato il fatto che per stabilire l'appartenenza a una determinata fascia di rischio sarebbero stati utilizzati dati vecchi e perciò è stato molto complicato spiegare ai cittadini la relazione tra i loro sacrifici e i risultati raggiunti. Comunque a volte la dialettica istituzionale ha prodotto qualche risultato: "Il contributo delle Regioni c’è stato eccome. Certo, se cambiamo i parametri in corsa allora c’è da rimanere perplessi...".

"Lombardia più preparata"

A incoraggiare il governatore leghista sono gli indicatori che misurano la situazione locale del Coronavirus: anche nei territori più colpiti i miglioramenti sono sempre più evidenti. In base ai dati e alle valutazioni del caso, già da diversi giorni la Lombardia si dovrebbe trovare in zona gialla: "La cosa più importante, e che fa anche piacere, è constatare che i numeri dell’epidemia si stanno ridimensionando, ma adesso attendiamo le disposizioni del decreto del presidente del Consiglio". Nell'intervista rilasciata al Corriere della Sera ha rivelato di sentire una grande responsabilità nel trovare un giusto equilibrio tra la tutela della salute dei cittadini e quella economica: "Sono convinto che non si debba soltanto rincorrere il virus, ma anche anticiparlo prevenirlo".

Le difficoltà nella gestione dell'emergenza Covid-19 purtroppo sono state riscontrate da tutte le Regioni. Anche in Lombardia, dove tuttavia le Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) sono arrivate a 175 unità e sui territori sono partite tante iniziative. "Ma la verità è che tutti quanti stiamo scontando il prezzo dei troppi tagli del passato. È mancata la programmazione, occorre investire di più nella sanità", ha aggiunto. È ovvio che con il bagaglio di conoscenze acquisite nel corso di questi mesi - se si tornasse indietro - non si prenderebbero tutte le decisioni di febbraio e marzo, ma purtroppo le circostanze hanno colpito anche quelle Regioni che inizialmente erano state viste come modello: "Il punto è che si soffre di più dove il virus ha colpito di più".

"Rispetto a febbraio, decisamente più preparati", assicura Fontana in merito alla domanda sulla preparazione della Lombardia nel fronteggiare la seconda ondata. La collaborazione della rete ospedaliera è stata immediata ed efficace, "e questo nonostante un impatto molto duro con l'epidemia".

Un ruolo prezioso l'ha svolto soprattutto l'ospedale in Fiera, vittima di innumerevoli critiche nei mesi scorsi ma ora diventato fiore all'occhiello del nostro Paese: "Ha consentito una migliore interazione tra le diverse strutture, favorendo il prosieguo dell’attività sanitaria ordinaria. Infatti altre Regioni stanno seguendo il nostro esempio".

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