"Forchette ai freni già nel 2014". Il video dato ai pm

È stata l'emittente pubblica tedesca Zdf a consegnare le immagini amatoriali. Altri episodi anche nel 2016 e nel 2018

"Forchette ai freni già nel 2014". Il video dato ai pm
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Gli svizzeri adorano il lago Maggiore: lo sentono un poco anche loro. Adorano anche trenini, cremagliere e impianti a fune: se ne sentono fra i primi inventori. Ed è proprio fra loro che, ieri, è spuntato un vero aficionado. La tragedia del Mottarone ha fatto il giro del mondo e Michael Meier, con i suoi video ha fatto bingo. Sicuro di aver filmato anche quella funivia, durante le sue incursioni sul Ceresio, questo videoamatore svizzero ha scartabellato nel suo archivio, trovando diversi fotogrammi della funivia di Stresa. Quando li ha fatti scorrere è prima trasalito, poi ha fatto due cose. Primo: contattare Gabor Oplatka, per anni a capo del dipartimento impianti a fune dell'Istituto di tecnologia di Zurigo. Secondo: inviare tutto a Frontal 21, programma d'inchiesta firmato da Ilka Brecht, in onda ieri in prima serata su Zdf, fra le principali emittenti tedesche. Che cosa c'era in quelle immagini? Semplice: i forchettoni sono ben visibili ed inseriti, anche a cabina piena. Ora le immagini sono già a disposizione della procura di Verbania. I filmati datano al 2014, 2016 e 2018: sia prima sia dopo il più recente restyling della funivia che non ha interessato, però, il cambio delle funi trentennali, previsto fra 8 anni. Per l'esperto tedesco è evidente che «silenziare» i freni con le forchette fosse una prassi. Magari non quotidiana, ma anche a pieno carico di pubblico e vite umane, non solo extra servizio. Il rimpallo di competenze e silenzi - assensi fra il tecnico Tadini, che resta ai domiciliari, e gli altri colleghi, per ora sentiti solo come testimoni, potrebbe dimostrare, a prescindere dalle indagini, il risvolto più terribile di questa tragedia: e cioè che le possibili conseguenze di un gesto simile non fossero ben note ai tecnici. Poiché la rottura del cavo traente è ipotesi così remota, «sorvolare» su altre procedure di sicurezza come eludere il sistema frenante - potrebbe non essere sembrato così grave. Né ai tecnici, ma nemmeno ai vertici societari che - se questo vizio fosse confermato nel tempo - difficilmente potranno continuare a dire di non aver saputo nulla dei forchettoni. Il tutto al netto di responsabilità penali che restano innanzitutto personali, mentre a livello civile e in sede di risarcimento non possono che allargarsi in solido all'intera gestione dell'impianto.

Intanto sugli impianti alpini prevale un po' in extremis - la prudenza: la funivia di Rapallo, pure gestita dallo stesso Enrico Perocchi, indagato a piede a libero, non trova un «vice» che ne firmi la riapertura. Madesimo che aveva lanciato un'apertura last minute, per godere della super neve primaverile, ha prima fatto slittare e poi definitivamente cancellato l'opening in calendario fino al 12 giugno. Il motivo? Manutenere una seggiovia. Eppure le aperture erano state già pubblicizzate, vendendo anche diversi biglietti fra gli appassionati del canalone Groppera e della magia della Val di Lei, dove si arriva proprio con una funivia simile a quella di Mottarone. Una pessima pubblicità a tutto il settore che forse testimonia quanto meno leggerezza, dato che prima di lanciare un'apertura, ci si augurerebbe di aver già revisionato tutti gli impianti coinvolti.

Soprattutto considerando che l'intero comparto è fermo da oltre un anno. E che quindi il tempo per i controlli non sarebbe mancato. Oppure, appunto, amaramente, quel tempo si voleva solo recuperarlo. Oggi, almeno a Mottarone, si è anche capito a quale prezzo.

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