Rino Formica, ex ministro socialista della Prima Repubblica, ormai lontano dalla politica segue con attento interesse le vicende dei palazzi del potere. In un'intervista a La Stampa traccia un parallelo tra Licio Gelli, appena scomparso, e il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Lo fa iniziando con una battuta:"Quaranta anni fa, era il 1975, Gelli dava inizio alla scalata della P2 e quello stesso anno nasceva Matteo Renzi. Un passaggio di testimone, simbolico naturalmente, ma c' è qualcosa che unisce due destini toscani da parvenu: è lo Strapaese che vuole conquistare la Stracittà".
Formica spiega così il ruolo di Gelli e della P2 in Italia: "Nel dopoguerra l'Italia diventa terra di frontiera, l'Ovest aveva interesse che la frontiera fosse ben presidiata, l'Est che fosse più slabbrata possibile. L' Italia, utilizzando gli accorgimenti di chi presidia la frontiera, doveva essere garbato con entrambi e sgarbato di volta in volta con l'uno o con l'altro. In questa alternanza ogni tanto usciva dalle righe e si aprivano spazi per i mestatori. Poi con l'89 è finita la birra".
Quanto al parallelo, evocato all'inizio, tra il leader toscano e l'anziano faccendiere appena scomparso, Formica spiega così il proprio ragionamento: "Pur in tempi così diversi, mi limito ad osservare una certa similitudine tra due clan della provincia toscana, dove la politica si continua a fare nelle sale da barba, i traffici immobiliari nello studio del notaio, i matrimoni in parrocchia. Clan con i loro vizietti, che vanno alla conquista di un grande centro di potere mondiale come Roma. Tra le due epoche - prosegue - c' è una certa differenza, non presidiamo più la frontiera e sul piano economico non siamo eccezionali più in nulla.
Per essere competitivi, non basta aver scoperto la frutta e verdura. E quanto al piano politico la differenza è decisiva: questo governo non fa un'elaborazione ex ante, ma ex post. Il riformismo modernizzatore anticipa non si limita ad adattarsi all'emergenza".
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