Dopo quello già ribadito dalla Lega arriva forte e chiaro in Liguria anche il sostegno di Forza Italia, con il vicepremier Antonio Tajani che, sull'inchiesta che ha portato Giovanni Toti ai domiciliari con l'accusa di corruzione, appoggia la scelta del governatore di non dimettersi. «Siamo garantisti - ha detto il ministro - Sosteniamo la giunta, siamo convinti che debba andare avanti, ma sarà il presidente Toti a prendere le decisioni che riterrà più opportune».
Il governatore, dal 7 maggio agli arresti, finora ha scelto, con il supporto della sua maggioranza, di non fare alcun passo indietro. Ma sono ore di attesa per la decisione del Tribunale del Riesame che lunedì ha fissato l'udienza sul ricorso contro il provvedimento del gip che l'ha lasciato ai domiciliari. È un passaggio cruciale per Toti che spera di poter tornare in libertà nel pieno delle sue funzioni, alla guida della Regione. Che invece è uno dei motivi per cui il gip aveva respinto l'istanza di revoca degli arresti. Secondo il magistrato, se Toti tornasse libero al vertice del governo regionale, potrebbe reiterare il reato anche in vista di ulteriori possibili competizioni elettorali, come le Regionali del 2025. Un impianto contestato nel ricorso dal legale di Toti, Stefano Savi, che ha escluso la possibilità che il presidente possa ripetere le stesse condotte contestate dai pm. Benché convinto di non aver commesso reati - ha sempre ribadito che i finanziamenti elettorali ricevuti dall'imprenditore della logistica Aldo Spinelli erano leciti e trasparenti, e sganciati da qualunque do ut des - è rispettoso delle indagini.
Nella decisione del gip di lasciarlo recluso, mancherebbe poi il presupposto dell'«attualità» e della «concretezza» del pericolo di reiterazione, soprattutto se proiettato su elezioni amministrative che si svolgeranno tra un anno. Se anche il Riesame non dovesse accogliere le richieste della difesa, si andrà fino in Cassazione, ma i tempi si allungherebbero almeno fino a settembre, con Toti ancora agli arresti. Uno scenario a cui il presidente spera di non arrivare. Comunque qualsiasi valutazione sul suo futuro politico verrà presa di volta in volta con la sua maggioranza, se necessario confrontandosi ancora con i partiti. Il presidente è determinato a resistere, perché le dimissioni per un'indagine preliminare tradirebbero il mandato affidatogli dagli elettori. È quella necessità di un «bilanciamento tra esigenze dell'indagine e l'interesse pubblico» più volte auspicata da Savi.
Ieri il ministro Carlo Nordio, sul paragone tra la detenzione preventiva di Toti e il ricercato Giacomo Bozzoli, riuscito a dileguarsi poco prima della condanna definitiva in Cassazione per l'omicidio dello zio, ha commentato: «La giustizia italiana va cambiata in modo quasi radicale e noi ci stiamo
provando - ha detto a Sky - uno di questi paradossi è che si entra in prigione facilmente in carcere quando si è presunti innocenti prima della condanna definitiva e si esce dopo la condanna quando si è colpevoli conclamati».
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