Dopo la Francia, anche Berlino apre. La premier esulta e incassa i primi sì. Tajani "isola" la Lega

Il Consiglio dei ministri vara il nuovo decreto migranti, e la premier Giorgia Meloni lo sintetizza così: "Rendiamo più veloci le espulsioni di immigrati irregolari pericolosi"

Dopo la Francia, anche Berlino apre. La premier esulta e incassa i primi sì. Tajani "isola" la Lega
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Il Consiglio dei ministri vara il nuovo decreto migranti, e la premier Giorgia Meloni lo sintetizza così: «Rendiamo più veloci le espulsioni di immigrati irregolari pericolosi, introduciamo la piena tutela per le donne e manteniamo quella per i minori», ma «non sarà più possibile mentire sulla reale età».

Intanto da Parigi il presidente Macron mette il timbro dell'Eliseo sulla «visione condivisa» con Roma sulla «gestione della questione migratoria», e loda l'«approccio europeo» di Meloni sul dossier, mentre anche da Berlino arriva un segnale di disgelo: «L'Unione europea sta cambiando linguaggio», riconosce il ministro degli Interni Matteo Piantedosi. Il cancelliere Olaf Scholz, anticipano i media tedeschi, ha imposto il via libera all'approvazione del regolamento sulla gestione delle crisi migratorie, per sbloccare il lungo stallo nei negoziati di Bruxelles sul Patto per le migrazioni: «Non ostacoleremo nulla», avrebbe fatto sapere.

«Tutto è bene quel che va nella giusta direzione. La diplomazia conta», commenta con cauta soddisfazione Antonio Tajani quando la notizia rimbalza a Montecitorio, dove si trova per il Question time. Il ministro degli Esteri sarà oggi proprio a Berlino, per un incontro con la sua omologa Annalena Baerbock, e sul tavolo ci sarà anche la polemica sulle Ong, per la quale Meloni ha chiesto un ufficiale chiarimento. Ma «avere posizioni diverse - spiega Tajani - non vuol dire rompere le relazioni diplomatiche. Occorre esprimere la nostra posizione: vado in Germania a dire che non ci convince la scelta di finanziare ong che portano qui i migranti con i soldi dei contribuenti tedeschi». Come si è rilanciato il dialogo con la Francia, sottolinea, ci si potrà «chiarire» anche con la Germania. Nonostante le intemperanze degli alleati della Lega: al vicepremier azzurro, infatti, tocca anche il compito di prendere le distanze dalle uscite improvvide del numero due salviniano Crippa contro la Germania, che hanno messo a rischio la complessa triangolazione diplomatica della premier per costruire un accordo coi principali paesi Ue sulla crisi migratoria: «Crippa non è membro del governo, quindi non ne rappresenta la posizione», taglia corto. Anche il capogruppo Fdi Foti sottolinea come «importanti esponenti tedeschi» riconoscano che l'emergenza riguarda «non solo l'Italia, ma l'intera Ue».

Il via libera tedesco può sbloccare già da oggi - nel Consiglio dei ministri degli Interni a Bruxelles, cui partecipa Piantedosi - il patto sulle migrazioni, sollecitato ieri con urgenza da Ursula von der Leyen: «Serve un rapido accordo politico» per far fronte «agli attacchi ibridi» di chi «strumentalizza cinicamente i migranti» contro l'Europa. E la presidente della Commissione punta il dito sul vassallo di Putin, il dittatore bielurusso Lukashenko. A mettersi violentemente di traverso sulla via dell'intesa è ora l'ex alleato meloniano Orban: «Vogliono farci ingoiare il patto, non lo permetteremo», dice il premier ungherese. Ma senza Germania e Olanda i numeri per una minoranza di blocco in sede Ue non ci sono. Più complessa la trattativa sul memorandum con la Tunisia, su cui l'Ue prende tempo: certo, spiega un portavoce della Commissione, «ci piaccia o meno», Kais Saied è interlocutore obbligato. Ma sulla sua affidabilità ci sono dubbi diffusi, tanto più dopo il nuovo stop ad una delegazione Ue.

Ora Meloni guarda al vertice Med9 di domani a Malta, da cui - con la solida sponda costruita in questi giorni con Macron - conta di fare fronte comune con i nove paesi della sponda Sud europea per chiedere «un approccio comune e coeso sulla crisi migratoria».

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