Rinnovabili, sì: da «raddoppiare entro il 2030». Ma intanto avanziamo con l'energia nucleare. Questa, in sintesi, la posizione del presidente francese. Un cambio di marcia netto, immediato, che vede Parigi muoversi a ritmi serrati per assicurarsi gli approvvigionamenti. E, anche, per ingabbiare Bruxelles dopo il Sì parziale al nucleare «pulito»: concesso tra sgambetti e compromessi, e lasciando alle nazioni la lungimiranza di dotarsi di nuovi piani energetici.
Le nuove centrali saranno infatti considerate «green», e dunque accettate dall'Ue, solo se avranno i permessi di costruzione prima del 2045. Ecco allora che Emmanuel Macron, dal sito della GE Steam Power di Belfort, la fabbrica delle turbine che equipaggiano le centrali francesi, annuncia la costruzione di sei nuovi reattori Epr entro il 2050; altri otto in fase di studio. Ieri ha calendarizzato le tappe: primo Epr2 da aprire entro il 2035 e intanto gran lavorio per tenere in vita i siti esistenti, prolungando l'uso di «tutti i reattori che possono essere estesi oltre i 50 anni».
Un'accelerazione notevole, di Parigi. Che ha il know-how e mostra iniziativa politica invidiabile. Fino a pochi mesi fa, Macron era infatti portabandiera della rivoluzione verde in Ue e artista del disegno di nazioni senza carbone. A fronte del caro bollette, e dei rischi che il gas americano faccia sempre più rotta verso la Cina, bypassando il mercato del Vecchio Continente, e col pericolo che il carburante si trasformi in un bene di lusso dietro l'angolo, l'Eliseo taglia corto. Mix energetico, ma con i reattori perno del piano: tempi maturi, spiega Macron dal palco a 20 chilometri dal confine svizzero, per una «rinascita dell'industria nucleare».
Stabilito a Bruxelles cosa sia ecocompatibile e cosa no, Parigi scatta. I primi due siti di terza generazione sorgeranno a Penly (Seine-Maritime) dal 2028: costruiti in coppia per ridurre i costi. Altri due da installare a Gravelines (Nord). Già pronto il patto del governo con la popolazione e c'è l'ipotesi di lanciare un referendum nazionale entro l'anno. La gestione dei sei nuovi impianti sarà affidata alla utility pubblica Edf, con «decine di miliardi di euro» di investimento (almeno 50, stima Edf), salvando così anche le finanze dell'azienda di Stato.
L'obiettivo è di «25 gigawatt di nuova capacità nucleare entro il 2050». Per la neutralità carbonica entro quella data, Parigi costruirà anche 50 parchi eolici in mare e porterà la capacità degli impianti offshore a 40 gigawatt, oltre a moltiplicare per 10 l'energia solare. Ma, nell'immediato, opta per un franco rilancio dell'atomo. Gli impianti già in essere dovranno rispettare la soglia di emissione di 100 gCO2e/kWh.
I nuovi stabilimenti saranno integrati da piccoli reattori modulari (Srm) e sistemi «innovativi» che producono meno scorie. Roma è legata al carbone e al gas. Macron coglie, invece, la sfida nucleare: spiega di voler «riconnettere la Francia alla sua grande storia industriale». E la trasforma pure in opportunità elettorale.
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