Milano. Subito - tra il freddo e il sole della campagna lombarda e dinnanzi alle lamiere della motrice capovolta come un grosso pachiderma d'acciaio ormai del tutto inerme - si era parlato di un pezzo difettoso posto nello scambio e di un errore di manutenzione, avvenuta durante la notte e appena terminata. Ieri la Procura di Lodi lo ha scritto nero su bianco nell'atto di chiusura delle indagini sull'incidente del Frecciarossa 9595 deragliato all'alba del 6 febbraio 2020 a Livraga, nelle vicinanze di Lodi e che costò la vita ai due macchinisti, Mario Dicuonzo e Giuseppe Cicciù, 59 e di 51 anni, oltre a provocare 31 feriti. I reati contestati dal Procuratore della Repubblica Domenico Chiaro e dal pm Giulia Aragno sono disastro colposo e omicidio colposo plurimo.
«Maurizio Gentile (all'epoca ad di Rete ferroviaria Italiana, Rfi) - scrivono i pm - omise di adottare le misure di prevenzione necessarie atte a garantire l'integrità fisica dei lavoratori di Trenitalia spa e di tutti i viaggiatori sui treni percorrenti la linea di Alta Velocità binario dispari Milano-Salerno».
Sempre secondo i magistrati lodigiani, la società «Almston» inoltre avrebbe fornito al gestore Rfi un «telaio che presentava un difetto di montaggio interno consistito nella inversione dei cavi 16 e 18, nonostante fosse stato collaudato e certificato». L'atto è stato notificato anche all'ad della società Michele Viale.
I destinatari dell'avviso di conclusione indagini notificato ieri, oltre alle due società, sono in tutto 15 persone. Insieme a Gentile e Viale, ci sono i nomi di alcuni dirigenti di Alstom come Maurizio Pula nel cda di Alstom e responsabile del segnalamento ferroviario dell'unità produttiva di Firenze, quindi Tiziana Impera e Francesco Muscatello, all'epoca rispettivamente direttore per l'Italia della sicurezza funzionale e system program manager sempre di Alstom. È stata stralciata invece la posizione di sei persone in vista dell'istanza di archiviazione, tra cui quella di Marco Donzelli, responsabile dell'unità territoriale di Bologna per Rfi.
Più nel dettaglio, secondo quanto ricostruito in Procura a Lodi, la causa del deragliamento sarebbe stata la posizione sbagliata di uno scambio, dovuta a «un difetto di produzione presente all'interno» di una sua componente, l'«attuatore telaio aghi» fornito da Alstom a Rfi. Scambio «interessato poco prima» dell'incidente «da lavori di manutenzione programmata». Il Frecciarossa, che aveva «ricevuto il segnale di via libera per viaggiare sul corretto tracciato», quello normale, «alla massima velocità» ovvero 295 chilometri all'ora, sarebbe quindi deragliato per via dello scambio trovato aperto nel tracciato ferroviario, e quindi a rovescio, facendo sì che il treno dovesse cambiare direzione.
Quello scambio, o deviatoio, avrebbe invece dovuto essere chiuso e il convoglio procedere diritto fino a Bologna.Nell'atto di chiusura indagine si parla di condotte omissive e di «negligenza e imperizia» nei controlli e di «violazione delle norme anti-infortunistiche e inerenti la sicurezza della circolazione ferroviaria».
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