Una fronda contro il ddl Zan, anche a sinistra. Con circa dieci senatori, tra Partito democratico e Italia viva, pronti a non votare il provvedimento in caso di una forzatura a Palazzo Madama.
“Oggi il Vaticano, intervenendo in questo modo, ha ricompattato il Pd”, spiegano a ilGiornale.it alcuni senatori democratici che giurano: “Anche i più critici sul ddl Zan non hanno apprezzato particolarmente le lettere provenienti dalla Curia e chi aveva dei dubbi, ora se li farà passare”. Ma, poi, precisano: “Detto questo, al momento, i numeri per far passare il provvedimento non ci sono, anche perché si voterà col voto segreto”. Così, pallottoliere alla mano, i numeri per l’approvazione sembrano proprio non esserci: il testo rischia di essere definitivamente affossato. Indipendentemente dalle lacerazioni che il passaggio potrebbe comportare nella maggioranza che sostiene il governo Draghi. I malumori si registrano soprattutto tra i cattolici del Pd e di Italia Viva, sensibili alle osservazioni sollevate dal Vaticano e che nelle scorse settimane hanno taciuto di fronte all’offensiva di comunicazione lanciata dai favorevoli al ddl.
“Il Ddl Zan è già stato approvato alla Camera senza troppi clamori. Ora è cambiato il governo, le maggioranze sono diverse e si avvicina il semestre bianco e, quindi, ognuno ora trova qualcosa da dire”, ci spiegano altre nostre fonti parlamentari all'interno della maggioranza. La mossa del Vaticano cambia radicalmente la situazione. “Il dissenso sarà più diffuso e le posizioni ufficiali meno compatte. Si può non essere cattolici, ma comunque essere legati al giudizio del parroco del proprio Paese, anche se non è più come una volta”, ci dice un esponente della maggioranza di lungo corso. In questo contesto scivoloso, addirittura a sinistra del Pd, c’è chi chiede di fare un bagno di realismo. “Bisogna essere pragmatici, senza una modifica del testo, il ddl Zan non sarà mai approvato. Occorre uno sforzo in questo senso”. Parole che confermano come di fatto manchino i numeri per arrivare al via libera, anche contando sull’ex maggioranza giallorossa. Sulla sponda 'destra' il registro non cambia: “Noi renziani abbiamo approvato le unioni civili e sul riformismo non accettiamo lezioni da nessuno, ma, fintanto che c'è il bicameralismo, tutto è migliorabile e si migliorerà.
Ma quali sono i punti caldi? “Il tema che resta delicato è quello che riguarda il concetto di identità di genere, molto contestato anche dalle femministe”, osserva una fonte parlamentare. A questo si somma quello che riguarda la libertà di espressione che riguarda i cattolici. Un doppio problema che conduce in una direzione precisa: la necessità di mettere mano al contenuto della proposta di legge. In questo senso risulta significativo il dibattito social svoltosi venerdì 18 giugno, dal titolo inequivocabile: “Cambiare la legge Zan per salvarla”. Al confronto non c’era alcun parlamentare di sinistra per evitare di finire sulla graticola. Ma hanno preso parte molte associazioni vicine al Pd: un segnale tutt’altro che secondario.
Tra i corridoi del Senato, insomma, nessuno si sbilancia, ma c’è la consapevolezza che di fronte a un voto segreto potrebbe venire giù tutto anche per colpa del M5S.
“Conte, che è molto vicino dal Vaticano, come interpreterà questa lettera e che riflessi avrà sul gruppo dei grillini in Senato, che era graniticamente a favore del Ddl Zan?”, si chiedono i parlamentari più maliziosi della ex maggioranza giallorossa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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