"La rottura tra Fs e governo, con il conseguente azzeramento del Cda, è venuta dallo stesso amministratore delegato Renato Mazzoncini, che ha aggirato la regola etica dello statuto e ha respinto l'invito dell'esecutivo a tornare sui propri passi".
A ribadire la sua versione è Danilo Toninelli che insieme al ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ha svolto un'informatia sull'applicazione della legge che ha permesso di azzerare il cda di Ferrovie dello Stato.
"È ridicolo ricevere l'accusa di voler occupare poltrone da parte di certe forze politiche", ha scritto il ministro delle Infrastrutture, "Il loro ultimo governo (Gentiloni), in carica solo per gli affari correnti e a Camere già sciolte con un blitz durante le festività di fine 2017, ha rinnovato per altri tre anni un Cda che sarebbe dovuto scadere già ad aprile scorso. Con la scusa della sconsiderata fusione Fs-Anas, l'allora ministro Padoan ha tenuto in piedi l'ad Renato Mazzoncini, colui che, tanto per dirne una, sosteneva che il Ponte sullo stretto fosse una infrastruttura strategica. Ma soprattutto colui che andrà a processo per presunta truffa ai danni dello Stato".
Dal Consiglio d'amministrazione, intanto, replicano che non è stato "operato alcun aggiramento delle norme statutarie", bensì il cda "ha
agito nel pieno rispetto delle stesse e delle proprie prerogative, sotto la vigilanza degli organi di controllo che assistono alle sedute consiliari", attenendosi "strettamente e diligentemente alle previsioni dello Statuto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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