È lo «zio» delle sardine, ma la pensa come Giorgia Meloni: «La sardina islamica e con il velo, no! È un simbolo di oppressione». L'impensabile è accaduto: il padre di girotondi ha rimandato in laicità il popolo delle sardine. Dopo aver cantato Bella ciao insieme a loro a Roma, Paolo Flores d'Arcais gliele ha cantate sul suo giornale, Micromega. Insomma, non hanno ancora cominciato e lo hanno fatto già arrabbiare. E va bene che ci ha pensato un po' di giorni, anzi, prima le ha incitate sull'Huffington Post (si sa che l'uomo è poligrafo) con tanto di aggettivi come «sardine esaltanti» e «partecipazione sottostimata».
Ieri, però, anche d'Arcais non ci ha visto più e ha squarciato il «velo». A fargli perdere la ragione è stata la partecipazione sul palco di San Giovanni della sardina islamica Nibras Asfa. Come ha raccontato Il Giornale, è moglie di Sulaiman Hijazi, uno che in quanto a odio verbale, («Mai più linguaggio di odio» chiedono le sardine), risulta essere un campione. È seguace di Hamas, organizzazione che vuole distruggere «ogni centimetro dello stato ebraico». Come dire: un moderato. Ma a fare infuriare lo «zio» sardina, che ha immediatamente proclamato le sardine sue nipoti («Mi ricordano i miei girotondi»), non è stato il marito ma la moglie che si è presentata con il velo e che, a dirla tutta, è il meno peggio.
Scomodando perfino Dante, ecco il titolo dell'articolo-accusa del padre, padrino, un po' padrone delle sardine: Ma la sardina col velo no. E infatti per d'Arcais: «Il velo islamico è un simbolo di oppressione. Al quadrato. Oppressione della religione sulla legge civile, a cui pretende di imporsi, violando quella precondizione della democrazia che è il principio di laicità dello Stato». Quando si dice gli affetti. Ma da professore quale è, d'Arcais ha notato che le sardine sono deboli pure in diritto costituzionale. Altro ammonimento: «Le sardine hanno ripetuto prima di ogni manifestazione che la loro bussola è la Costituzione. Tra i valori della Costituzione ci sono l'eguaglianza delle donne con gli uomini e la laicità delle istituzioni». Il resto è la nota sul registro di classe: «Le sardine hanno il dovere di un comportamento coerente con i valori costituzionali, altrimenti ne va della loro intera credibilità. E il velo islamico con la Costituzione repubblicana è in contraddizione insanabile, quella che Immanuel Kant chiamava realrepugnanz». Sono state avvisate: alla prossima imprudenza rischiano di giocarsi la promozione in Scienze delle rivoluzioni. E che la giornata fosse partita male si era capito già di mattina quando su Il Fatto Quotidiano, Barbara Spinelli aveva consigliato alle sardine di presentarsi agli esami al prossimo appello. In un saggio implacabile, la professoressa di «pluralismo e libertà dei media» («Essendomi occupata di questo nella scorsa legislatura europea...») ha smontato punto per punto il loro programma. Cominciamo. Violenza verbale equiparata a quella fisica? «Non resisterebbe al giudizio di nessuna Corte». Voto 5-. Il mondo dell'informazione deve veicolare messaggi fedeli ai fatti? «Si profila l'aspirazione a un vasto controllo e soppressione dei media». Voto 4.
Abolizione dei decreti sicurezza? Dibattito vasto, «Forse meglio tenersi le leggi di Salvini». Voto 5 e mezzo. I ministri devono comunicare solo con i canali istituzionali? «Blinda le oligarchie. Inquietante». Voto 3. Povere sardine, rimandate dai loro tutor. Anche per urlare bisogna ormai studiare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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