Ma agli Ayatollah nessuno sconto

Ma agli Ayatollah nessuno sconto

No, la storia finge di insegnare che i diritti umani devono essere rispettati e che la loro violazione estrema, come impiccare gli omosessuali o lapidare le donne, è in diretta relazione alla politica estera. Ma poi non funziona. L'Europa sembra aver imparato che un dittatore integralista finirà per perseguire il genocidio. Ma non va, così Macron, che d'un tratto indossa la sua giovanile baldanza come una leziosità da salotto parigino, ha visitato Trump nella parte di Chamberlain, il primo ministro inglese che dopo aver fatto un accordo fatale con la Germania, fu sostituito per l'indomita volontà di Churchill. Qui però non c'è nessun Churchill in vista: anzi, anche la Merkel col passare degli anni dai suoi sensi di colpa ora trae la fantasmagorica pretesa che un cattivo accordo è meglio di niente.

Per ora, nonostante l'eccessiva affettuosità (due baci sulle gotone di Trump!) del presidente francese in visita dal presidente americano, l'atteggiamento di Trump è stato inequivoco: questo Jcpo deve essere disfatto, oppure, come dice Pompeo, rivisto. Sembra che Macron chieda un rinvio della decisione rispetto al 12 maggio in cambio di una decisione europea di rivedere la ridicola decisione di consentire la ripresa dell'arricchimento atomico dopo dieci anni. Le sfilate di grandi missili balistici, lo sviluppo dell'uso dei droni, l'impegno bellico su più fronti e specie a fianco di Assad possono onestamente essere ritenuti parte dell'accordo? L'Iran ha arricchito l'uranio per vent'anni nascondendolo con i più astuti sotterfugi; l'accordo contiene clausole supercomode, prevede 24 giorni di preavviso per verificare strutture sospette, e una commissione a richiesta dell'Iran per dare il permesso; per le sanzioni in caso di violazione occorrono 65 giorni e autorizzazione dell'Onu; l'Iran a dieci anni dalla firma può riprendere a costruire la bomba. In più, la fine delle sanzioni ha portato molti soldi nelle casse del regime, che sembra averli utilizzati in Libano, Yemen, Iraq e soprattutto Siria: da qui le Guardie della Rivoluzione coadiuvate dagli Hezbollah mirano al loro vero scopo mistico-imperial-islamico, ribadito ogni giorno: distruggere lo Stato d'Israele. I francesi e i tedeschi cercano di convincere Trump a rimandare la decisione, cercano di ridurre il problema della possibile revisione dell'accordo alla questione della ripresa dell'arricchimento, suggerendo anche che forse possono convincere l'Iran a limitare le sue pretese balistiche e la sua azione imperialista in Medio Oriente. Ma tutto questo è pensabile solo se non si capisce a fondo la cultura iraniana religiosa, che è imperiale, fondamentalista, antisemita. Le ambizioni del ritorno del Mahdi, il messia sciita, non possono essere trattate col nemico. Si può solo fingere, come ha fatto in un'intervista il ministro degli esteri Mohammad Javad Zarif che da una parte suggerisce un Iran che vuole la pace e cerca l'accordo con Riad. Dall'altra c'è l'Iran vero, che avverte che se il trattato verrà cassato riprenderà «vigorosamente» l'arricchimento, e in cui il comandante dell'esercito Abdolrahim Moussavi ripete, sabato, che il regime sionista sparirà nel giro di 25 anni.

Il fatto è che la prospettiva imperialista dell'Iran è oggi garantita dal trattato con i P5+1, ed essa crea tutte le premesse per una guerra mondiale, perché tira la Russia dentro una sua guerra contro Israele, e perché invita i suoi nemici, i Paesi sunniti, miliardari, alla corsa al nucleare.

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