Gianluigi Paragone ci sta pensando seriamente a chiedere il riconteggio delle schede. Il risultato elettorale di Milano gli ha lasciato l’amaro in bocca e i dubbi sullo svolgimento delle operazioni di scrutinio si fanno sempre più pressanti. Il leader di Italexit non è entrato in consiglio comunale per un soffio, per una percentuale irrisoria, che ha fatto andare su tutte le furie l’ex esponente del Movimento 5 Stelle. La lista di Italexit è fuori dal civico consesso per soli 48 voti essendosi fermata al 2,99% e non è scattato il seggio neppure per il candidato a sindaco, previsto esclusivamente se si raggiunge il 3% dei consensi. Una beffa, commentata con stizza da Paragone.“A Milano ci hanno fregato – ha detto -non ho dubbi. Siamo al 2,99%, ma abbiamo superato il 3% per tutta la notte. Stranamente ci siamo svegliati così. E un po’ difficile pensare che lo scarto minimo tra il mio nome e la mia lista sia praticamente nullo, quando dovevo essere io a trainare. Secondo me qualcuno non ha voglia di farmi entrare in consiglio comunale. Vediamo se è il caso di richiedere il riconteggio delle schede”.
I numeri del nuovo consiglio comunale sono definiti: il centrosinistra elegge 31 consiglieri, il centrodestra 16, mentre restano fuori sia Paragone sia il Movimento 5 stelle, con Layla Pavone. La manager ha conquistato il 2,78% che non permette ai pentastellati di entrare in consiglio comunale. Una debacle rispetto a cinque anni quando il Movimento riuscì a conquistare più del 10% permettendo l'ingresso di tre esponenti a Palazzo Marino. Ma è l’estromissione di Italexit, per uno striminzito 0,01%, ha creare malumori e polemiche. Paragone, insieme ai suoi legali, sta valutando l’ipotesi di fare ricorso per il riconteggio delle schede. A mente fredda, però, è riuscito ad analizzare lucidamente il risultato elettorale della sua lista.
“Al debutto – ha spiegato –è un successo importante; a Milano superiamo i 5 Stelle senza avere soldi, incarichi, l'appoggio dei giornali. A questo risultato bisogna poi affiancare quello di Roma, dove alle suppletive abbiamo raggiunto il 4%”.
Sul consenso raccolto dai no vax, soprattutto al nord, Paragone non ha dubbi: “Noi continuiamo la nostra battaglia contro lo strapotere delle multinazionali rispetto agli Stati. Dentro questa predicazione c'è quello che viene definito no vax ma anche un mondo di gente che si è vaccinata ma non accetta l'illiberalità del Green pass”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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