Fuoristrada e motovedette (più droni): così l'Italia frena l'esodo dall'Africa

Consegnati 82 pick up alla Tunisia, da cui sono arrivati in 26mila in 5 mesi. Retate di migranti: in Libia i velivoli turchi

Fuoristrada e motovedette (più droni): così l'Italia frena l'esodo dall'Africa
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Fuoristrada alla Guardia nazionale tunisina per controllare le porose frontiere terrestri da dove entrano i migranti. Tre motovedette, nuove di zecca, pagate dalla Ue, da consegnare alla Guardia costiera di Tripoli. E un insolito attivismo in tutta la Libia, con retate massicce di migranti e addirittura bombardamenti, grazie ai droni turchi, degli hub di partenza dei trafficanti di uomini e petrolio. Il governo Meloni le prova tutte per scongiurare la temuta ondata estiva di sbarchi.

«Contrasto al traffico di esseri umani: consegnati alla Tunisia 82 nuovi mezzi, forniti dal ministero degli Affari Esteri nell'ambito delle iniziative per rafforzare la capacità operativa per il controllo delle frontiere» ha twittato mercoledì il Viminale. La foto allegata non lascia dubbi: uno scintillante pick up bianco con la scritta nera Garde Nationale sulla fiancata.

Dalla Tunisia sono arrivati via mare fino al 31 maggio 25.912 migranti, in gran parte subshariani, che entrano nel paese attraverso le porose frontiere desertiche a cominciare da quella più lunga con l'Algeria. Gli 82 fuoristrada consegnati dall'Italia non bastano, ma in attesa che il Fondo monetario internazionale allarghi i cordoni della borsa ci ha pensato ieri la Banca mondiale a sostenere «il piano di sviluppo del governo per espandere l'economia» con uno stanziamento di 500 milioni di dollari spalmati su cinque anni. Una nuova visita della Ue è saltata all'ultimo momento, ma Bruxelles dovrà darsi una mossa per la firma del memorandum che porterà 900 milioni di euro nelle provate casse tunisine.

Dalla Libia sono arrivati 22.434 migranti rispetto al totale di ieri di 55.750. Da tempo sono pronte nel cantiere Vittoria di Adria, in provincia di Rovigo, tre motovedette nuove di zecca, Classe 300, da consegnare alla Guardia costiera libica. Un investimento di 51 milioni di euro del progetto Sibmill, che prevede anche l'addestramento degli equipaggi, i costi di mantenimento e il nuovo Centro di soccorso marittimo a Tripoli. Soldi gestiti dal ministero dell'Interno italiano, che derivano dal fondo Ue per l'Africa, come è scritto sulla fiancata delle motovedette. I libici, che a metà maggio avevano già intercettato 4401 migranti in mare, vorrebbero venirle a prendere in Italia. La consegna, prevista l'ultima volta il 15 giugno, è stata ripetutamente rimandata a causa della sensibilità politica dell'operazione.

Nel frattempo a Tripoli è arrivato il 9 giugno il nuovo ambasciatore italiano, Gianluca Alberini. Due giorni prima, nella capitale libica era stata ospitata la prima riunione del Comitato di cooperazione militare con l'Italia per l'anno 2023.

Sia in Tripolitania che in Cirenaica si registra, nelle ultime settimane, un insolito attivismo nelle retate dei migranti, fortemente criticate dalla missione Onu. Nella parte Est del Paese, controllata dal generale Khalifa Haftar, è stato bloccato, per la prima volta, un peschereccio per il traffico di esseri umani simile a quello affondato al largo della Grecia. In Tripolitania, i droni turchi hanno bombardato i trafficanti di petrolio ed esseri umani a Zuwara e Zawiya, per conto del governo di Abdulhamid al-Dbeibah.

Hub di partenza nelle mani del clan Buzriba, che parteggia per il governo rivale di Tripoli e si scontra con personaggi come «il topo», ex miliziano confluito nei servizi segreti.

Queste operazioni si sono accentuate con le visite a Roma dei due rivali libici, Dbeibah ed Haftar, che hanno promesso maggiore impegno «contro il traffico di esseri umani».

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