"Con la fusione Leonardo-Fincantieri saremo competitivi con Usa e Cina"

Il vicecapogruppo: "Le nomine nel settore prerogativa della sinistra. Con l'aumento al 2% della spesa serve una difesa europea comune"

"Con la fusione Leonardo-Fincantieri saremo competitivi con Usa e Cina"

Onorevole Perego, lei sostiene l'importanza di una fusione tra Leonardo e Fincantieri. Quali opportunità immagina?

«Per essere protagonista, l'Italia deve poter valorizzare il proprio patrimonio industriale di difesa. Fondendo i leader della cantieristica navale e dell'aerospazio, avremmo maggiore competitività internazionale, muovendoci alla pari con i grandi gruppi mondiali del settore di Stati Uniti e Cina».

Vede altri vantaggi?

«La fusione permetterebbe di scrivere una nuova pagina nella storia della Difesa italiana e di conseguenza nella nomina e nella scelta dei manager di partecipate dallo Stato che, in particolare nella difesa, sono state in maniera capillare prerogativa della sinistra».

L'Italia non è già al sesto posto nel mondo per l'export di armi?

«È vero, ma avere un campione nazionale della Difesa nato dalla fusione permetterebbe la crescita di migliaia di piccole e medie imprese. Inoltre l'Italia diventerebbe un Paese geopoliticamente strategico».

Ma secondo i sondaggi gli italiani sono in maggioranza contrari all'aumento della spesa in armi. Non è da considerare?

«Penso sia frutto di un grande fraintendimento perché in questi anni nel budget della Difesa sono entrati due settori strategici quali il dominio dello spazio e della cyber. E poi, oltre ad essere un obiettivo condiviso con la Nato, il 2% ci avvicinerebbe agli altri Paesi europei, come la Germania che ha deciso di investire 100 miliardi, o la Francia con 67. Noi ne investiamo 25 e il 2% significherebbe 35 miliardi».

Molti analisti temono acquisti non concordati con l'Ue e quindi con valore più commerciale che strategico.

«Bisogna accompagnare l'aumento della spesa con una revisione dell'architettura della sicurezza europea. Oggi è più realistico perché la guerra in Ucraina ha messo in evidenza come l'Europa debba avere una visione comune della politica estera, di difesa e sicurezza».

Lei sostiene che l'aiuto medico portato dai Russi nel 2020 sia stato tentato spionaggio. In che modo?

«Nel 2020, nel corso di un'audizione informale alla Camera, avevo sottolineato come la missione russa fosse di stratcom e soft power, una strategia di propaganda e influenza per dividere l'Italia dagli alleati occidentali. Purtroppo era molto di più, un tentativo di spionaggio delle nostre infrastrutture militari. Non a caso i militari erano tutti membri del Gru, i servizi segreti militari russi».

Si parla di una recrudescenza dello jihadismo come conseguenza della guerra in Ucraina.

«Le forze armate russe aiutano Assad e l'alleggerimento della loro presenza dà possibilità di ritorno alle sigle dell'orbita terroristica islamica. Ma questo non dovrebbe avere conseguenze sull'Europa».

Secondo lei quando e come finirà la guerra?

«Immagino un accordo Minsk3 in cui vengono riconosciute l'autonomia alla regione del Donbass oltre Lugansk e Donetsk, e della Crimea».

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