Il G7 Pari opportunità stoppa i trans nelle gare femminili. "Servono criteri scientifici"

La proposta del governo italiano entra nel documento del summit dopo il caso Imane

Il G7 Pari opportunità stoppa i trans nelle gare femminili. "Servono criteri scientifici"
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È stato uno dei dibattiti più accesi dell'estate. La vittoria olimpica della pugile algerina Imane Khelif non ha convinto tutti. È una donna iperandrogina e per molti addetti ai lavori con lei sul ring non viene rispettata l'equità. Il mondo dello sport si è diviso in chi difendeva il suo diritto di combattere e in chi difendeva le sue avversarie «mortificate», a loro parere, da una sfida che non è possibile considerare ad armi pari. Le più accese contestazioni parlavano anche della «violenza» sulle donne come di un effetto di questa mancanza di equità.

E a Matera l'equità nello sport è entrata nella dichiarazione finale del G7 delle pari opportunità con la nostra ministra Eugenia Roccella nelle vesti di padrona di casa. È stata proprio un'iniziativa della Roccella a portare l'inclusione dell'equità nello sport tra le priorità che la comunità internazionale deve affrontare per la conquista di una concreta parità di genere. «È un passaggio importante, forse il più innovativo, sull'equità nello sport - commenta la ministra -. Abbiamo un problema di equità di accesso e anche di valorizzazione nello sport, tra uomini e donne c'è una notevole differenza, per esempio è molto forte nei premi che vengono assegnati». E non solo. È stato inoltre affrontato «il problema derivante dalla partecipazione alle gare sportive femminili di persone trans o di persone intersex». Il G7 quindi parla esplicitamente di arrivare ad avere «criteri standard, scientificamente fondati e omogenei».

L'equità nello sport è oggetto anche di una risoluzione dell'Onu che verrà presentata martedì dove si chiede parità di accesso allo sport per uomini e donne e parità nei premi in denaro. Il G7 di Matera non poteva non focalizzare l'attenzione sul tema della violenza. Sempre al centro dei discorso sulla parità di genere. E in particolar modo sulle donne vittime di stupro nei teatri di guerra. «Ucraina e 7 ottobre, di cui domani ricorre un triste anniversario - aggiunge la Roccella - sono situazioni molto gravi di sofferenza per la popolazione civile. Naturalmente abbiamo allargato l'attenzione a tutte le situazioni di conflitto, proprio sottolineando che in tutte va sempre condannata la violenza e dobbiamo capire e pure rafforzare gli strumenti internazionali per rilevare le violenze contro le donne e poi poter condannare i responsabili».

«L'attacco di Hamas - spiega la ministra - ha avuto delle caratteristiche diverse rispetto a tutti gli altri conflitti, si può dire programmate, tanto che alcune associazioni femministe l'hanno considerato come il primo caso di femminicidio di massa».

La violenza è anche la conseguenza di una forte discriminazione economica. E il tema del lavoro e delle pari opportunità a livello economico e sociale resta una tema prioritario. L'unico modo per emancipare la donna - è l'idea che emerge da questo G7 di Matera cui hanno preso parte anche le rappresentanti dell'Unione africana - è rafforzare gli strumenti di indipendenza delle donne.

«Bisogna fare in modo che una donna che vuole avere figli non sia costretta a scegliere tra il privato e la carriera» e la Roccella ha anche citato il record dell'occupazione femminile raggiunto proprio con il governo della Meloni.

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