Israele festeggia, piange di gioia, torna a sperare dopo «l'operazione eroica» che ha riportato a casa quattro dei 124 ostaggi prigionieri nella Striscia di Gaza, tra cui Noa Armagani, la giovane simbolo degli orrori di Hamas, trascinata via in moto, urlante e in lacrime dal rave di Re'im il 7 ottobre, mentre implorava «non uccidetemi» e veniva brutalmente separata dal fidanzato Avinatan Or, ancora ostaggio a Gaza. «Una delle operazioni più eroiche e straordinarie in 47 anni di servizio», la definisce anche l'ex capo di Stato maggiore Benny Gantz, ministro del Gabinetto di guerra israeliano, che decide di annullare il discorso in cui avrebbe dato l'annuncio delle dimissioni dal governo, salvando, almeno per ora, l'esecutivo di emergenza guidato da Benjamin Netanyahu. Il premier esulta: «È un'operazione che rimarrà nella Storia. Israele non cede al terrorismo. Non ci fermeremo finché non avremo riportato a casa tutti i rapiti». E su X si rivolge proprio a Gantz, invitandolo a non lasciare il governo: «Dobbiamo restare uniti».
Un senso di euforia attraversa Israele, dopo otto mesi di guerra, alla notizia della liberazione dei 4 ostaggi del Nova Festival: Noa Argamani, 26 anni, Almog Meir Jan, 22 anni, e i due addetti alla sicurezza del rave, Andrey Kozlov, 27 anni, e Shlomi Ziv, 41, tutti a casa grazie a un'operazione congiunta delle forze speciali, a cui - secondo Cnn - avrebbe partecipato una cellula americana. I quattro si trovavano in edifici separati, in uno c'era Noa, nell'altro i tre uomini. In azione è rimasto ucciso Arnon Zamora, ufficiale delle forze speciali della polizia di frontiera israeliana Yaman.
Sono le 11 del mattino di sabato, Shabbat in Israele, quando all'esercito arriva l'ordine di operare a Nuseirat, nel centro della Striscia, da giorni teatro di una dura offensiva israeliana. L'operazione è stata preparata per due settimane, l'approvazione è arrivata giovedì ma l'ok a operare è di ieri. La battaglia è stata seguita da Netanyahu dalla «war room» dello Shin Bet e combattuta contro decine di miliziani di Hamas, tanto che gli estremisti parlano di 210 vittime tra raid e scontri.
Il presidente della Repubblica Isaac Herzog e il primo ministro Netanyahu chiamano Noa per darle il bentornato, dopo che lei ha riabbracciato il padre e prima che si muova verso l'ospedale di Tel Aviv dove è ricoverata la madre, malata oncologica terminale, che da mesi implora di poter rivedere la figlia un'ultima volta. «Ti abbraccio a nome dell'intera nazione», le dice il capo dello Stato Herzog. «Non abbiamo rinunciato a te nemmeno per un momento - le parole di Netanyahu - Non so se ci credevi, ma noi ci credevamo e sono felice sia successo». Noa ammette di essere «molto emozionata» e che le è mancato parlare ebraico.
Le famiglie degli ostaggi celebrano il «trionfo miracoloso», ma in centinaia manifestano per un accordo sui rapiti ed elezioni. Il ministro della Difesa Gallant promette di «continuare a combattere» per gli ostaggi. Il leader d'opposizione Lapid abbandon i toni duri e parla di «una grande luce accesa nella terribile oscurità». La Casa Bianca si felicita e insiste sulla chiusura di un'intesa con Hamas.
Che smorza l'entusiasmo, sostenendo che altri ostaggi siano rimasti uccisi nel blitz, che l'azione avrà un impatto «devastante» su chi è prigioniero. Fino alla minaccia: «La resistenza può aumentare il numero di rapiti».
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