"A Gaza manca cibo, suppliche per mangiare"

L'appello dell'Oms. I parenti degli ostaggi israeliani tentano di bloccare gli aiuti alla Striscia

"A Gaza manca cibo, suppliche per mangiare"
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«Cessate il fuoco a Gaza ora». I rabbini americani hanno fatto irruzione al Palazzo di Vetro per una protesta nell'aula del Consiglio di sicurezza e dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite per chiedere l'immediato stop alle armi, proprio mentre in Israele un incontro carico di tensione sulla guerra nella Striscia avveniva fra il segretario di Stato americano Antony Blinken e il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Il pressing americano per aiutare la popolazione palestinese vittima della guerra a Hamas è intenso e preme anche sull'amministrazione Biden. Per rispondere alla richiesta di Blinken, Israele accetta così di consentire a una delegazione dell'Onu di visitare il nord della Striscia di Gaza in modo che possa vedere da vicino lo stato delle infrastrutture e stabilire i bisogni nell'area. «Israele potrebbe aver intrapreso azioni tali da violare il diritto internazionale a Gaza», spiega il ministro degli Esteri britannico David Cameron dichiarandosi «preoccupato» per la condotta del conflitto contro Hamas, dove anche 185 militari israeliani sono rimasti uccisi, altri 5 solo ieri.

Israele sostiene che il conflitto sia destinato a durare ancora dei mesi e nella comunità internazionale cresce lo sdegno per le vittime palestinesi, ormai oltre quota 23mila, e per la situazione degli sfollati, 1.8 milioni su un 2.1 milioni di gazawi. I feriti sono quasi 59mila e fra questi anche l'attore israeliano della serie Fauda distribuita su Netflix, Idan Amedi, 35 anni, colpito gravemente da alcune schegge e ora stabile, dopo essere stato sedato e intubato in un ospedale israeliano. Israele nega di voler trasferire la popolazione della Striscia in Africa, ma il presente e il futuro dei gazawi genera divisioni e riaccende lo scontro con l'Onu, accusato dallo Stato ebraico di non avere ragione di esistere se non sa prendere posizione quando un bambino di un anno è tenuto in ostaggio (il riferimento è al piccolo Kfir Bibas) e di «continuare a concentrarsi sul cessate il fuoco e sugli aiuti, ma non sugli ostaggi».

Ma la situazione nella Striscia è tragica. Il dottor Rik Peeperkorn, rappresentante dell'Oms per i Territori palestinesi occupati, ha dichiarato di non aver mai visto così tante amputazioni in vita sua, anche tra i bambini. Il collega Sean Casey racconta affranto: «Non c'è quasi niente da mangiare e tutte le persone con cui parliamo ci supplicano di darci del cibo». Si teme il collasso anche degli ospedali nel sud, mentre il conflitto si intensifica intorno a Khan Younis, con personale medico e pazienti in fuga per la vita. A Gaza i civili «e in particolare i bambini stanno pagando un prezzo troppo alto», ha ammesso il segretario di Stato Usa Blinken. E il pressing per i palestinesi si scontra con l'impazienza dei famigliari degli ostaggi a Gaza.

La polizia israeliana ha bloccato il convoglio delle famiglie dirette al valico di Kerem Shalom per bloccare l'ingresso degli aiuti umanitari a Gaza. Chiedevano che gli aiuti fossero condizionati al rilascio dei rapiti.

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