È arrivato a quota 71 il tragico bilancio delle vittime, tra cui donne e bambini, dell'ultima ondata di raid israeliani a Gaza, che porta i morti nella Striscia a quasi 46mila. Nei bombardamenti fra mercoledì e giovedì sono rimasti uccisi anche due esponenti di spicco del movimento islamista che ha lanciato l'attacco del 7 ottobre: il capo della polizia di Hamas e il suo vice, Mahmoud Salah e Hussam Shahwan, morti nella zona umanitaria di al-Mawasi, vicino alla città meridionale di Khan Younis. Israele ha condotto pesanti attacchi in tutta la Striscia di Gaza, compresa la cosiddetta zona umanitaria di al-Mawasi e il campo profughi di Jabalia, a nord, ripetutamente colpito negli ultimi giorni. I caccia israeliani hanno colpito a Khan Younis un centro di comando del gruppo palestinese all'interno dell'edificio del comune, ha riferito l'Idf, che ha accusato Hamas di «violare sistematicamente il diritto internazionale, usando la copertura di rifugi, edifici e popolazione civile come scudo umano».
Le vittime crescono da una parte e dall'altra. Dall'inizio della guerra sono morti 891 soldati israeliani, il bilancio più alto dalla guerra dello Yom Kippur del 1973. Lo ha riferito l'esercito israeliano, sottolineando che sono aumentati i casi di suicidio, con 17 sospetti nel 2023 e 21 nel 2024. Inoltre, sono 65 i soldati morti in incidenti nei teatri di guerra, 60 a Gaza e cinque in Libano.
Nel tentativo di liberare gli ostaggi israeliani ancora in mano ai gruppi islamisti a Gaza e per arrivare a una tregua, un nuovo round di negoziati prenderà il via oggi a Doha in Qatar. Nonostante le anticipazioni pessimiste del Wall Street Journal, secondo Musa Abu Marzouk, alto dirigente di Hamas, «c'è una grande possibilità che i negoziati abbiano successo questa volta». Nella capitale del Qatar non è tuttavia prevista la presenza di una delegazione israeliana.
Nel frattempo, uno dei protagonisti del conflitto, l'ex ministro della difesa Yoan Gallant, dopo essere stato licenziato dal premier Benjamin Netanyahu per disaccordo proprio su Gaza, ieri ha annunciato che lascerà il Parlamento.
La guerra si combatte su più fronti, anche quelli dell'informazione.
Dopo che Israele ha bandito l'emittente tv Al Jazeera lo scorso anno, accusandola di essere «portavoce di Hamas», anche l'Autorità nazionale palestinese (Anp) ha annunciato la sospensione delle attività di Al Jazeera nei Territori Occupati, accusandola di «incitamento e di interferenza negli affari interni palestinesi». Al Jazeera ha condannato la decisione affermando che è «in linea» con azioni simili intraprese da Israele.
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