Gazprom chiude i rubinetti "Lavori su Nord Stream". L'Ue dieci giorni senza gas

Forniture ferme dall’11 al 21 luglio. Quest’anno export giù del 31%. Bruxelles: ora i tavoli per l’emergenza

Gazprom chiude i rubinetti "Lavori su Nord Stream". L'Ue dieci giorni senza gas

Prove generali per un'Europa senza gas russo, Gazprom ha infatti annunciato che dall'11 al 21 luglio entrambe le stringhe del gasdotto Nord Stream verranno fermate per «eseguire delle riparazioni programmate». Così, il principale gasdotto che collega la Russia all'Europa, si bloccherà per realizzare «test di componenti meccanici e sistemi di automazione». Al di là della motivazione ufficiale, è forte l'ipotesi che si tratti di una scelta deliberata di Mosca e ora la Germania trema per le conseguenze sulla propria economia.

Intanto è una corsa contro il tempo per sostituire le forniture di gas russo prima dell'inverno e, se da marzo le esportazioni globali di Gnl in Europa sono aumentate del 75% rispetto al 2021 (quasi triplicate le esportazioni dagli Stati Uniti in Europa), Gazprom ha ridotto nei primi sei mesi del 2022 del 31% l'esportazione di gas verso i paesi non aderenti alla Comunità degli Stati indipendenti (Csi, le ex repubbliche sovietiche). Non a caso, per la prima volta nella storia dell'Unione europea, l'import di gas liquido dagli Stati Uniti supera quello arrivato tramite gasdotto dalla Russia.

Vista la complessità della situazione, la Commissione europea sta pensando a un piano energetico d'emergenza da presentare a metà luglio come affermato dal presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: «Sono tempi difficili. La Russia ci sta deliberatamente tagliando parte delle forniture di gas. Dobbiamo essere preparati. Insieme alla presidenza ceca, stiamo preparando un piano d'emergenza per l'Europa. Due saranno i punti chiave. Dobbiamo avere una chiara idea di dove trovare i combustibili o gli elementi di cui abbiamo bisogno, in modo da reperirli in maniera rapida e veloce. Ma dobbiamo anche avere un piano importante di solidarietà energetica europea».

Già da ora la domanda di gas da parte dell'Unione europea è scesa di 27 miliardi di metri cubi nel primo semestre del 2022 rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso determinando un calo globale dei consumi di gas. Nonostante ciò, secondo Arera, è avvenuto un aumento del 70,7% del prezzo della bolletta di gas per le famiglie italiane (con un incremento del 91% per la bolletta elettrica) e, secondo il presidente Stefano Besseghini, è difficile fare previsioni per i prossimi mesi poiché «bisogna fare i conti con un interlocutore russo che in questo momento ha in mano le carte».

Vladimir Putin ne è consapevole e continua a utilizzare il gas come un'arma geopolitica. L'ultima decisione in ordine di tempo, è la firma di un decreto con cui trasferisce i diritti sul giacimento di gas e petrolio Sakhalin 2 in Asia a una nuova società russa prendendosi le quote straniere e motivando la scelta con ragioni di interesse nazionale e sicurezza economica.

Una quota del 27,5% del maxi-giacimento è detenuta da Shell e nell'azionariato ci sono anche le giapponesi Mitsubishi (10%) e Mitsui & Co (12,5%). Lo scorso marzo, quando Shell aveva manifestato l'intenzione di vendere le proprie quote in seguito alla guerra in Ucraina, il premier giapponese Fumio Kishida aveva affermato che il Giappone non avrebbe abbandonato il giacimento il cui gas viene in larga fornito proprio a Tokyo in forma liquefatta.

La decisione del Cremlino arriva a pochi giorni dal G7 a cui ha partecipato anche il Giappone il cui fabbisogno energetico conta l'8,8%

sul gas naturale russo proveniente in prevalenza da Sakhalin 2. È ormai chiaro che la risposta russa alle sanzioni non si limita all'Europa ma arriva anche in Asia in uno scenario che assume sempre di più contorni globali.

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