Gerusalemme Martedì in Israele si vota, e la scelta, nonostante le tante liste, è semplice: «solo Bibi» oppure «chiunque fuorché Bibi». In realtà Israele è teso come una corda di violino perché una quantità di aspirazioni, di fantasie, di ambizioni trovano nelle elezioni un momento di necessaria resa dei conti. La pace non riesce a diventare l'argomento di scontro, come era un tempo. Il rifiuto, il terrorismo palestinese hanno distrutto lo scontro sulle trattative, i territori, due stati per due popoli. Non se ne parla. Israele dalla sua nascita cerca un interlocutore arabo, un partner palestinese, e non lo trova: ha fatto qualsiasi capriola per riuscirci sin dai primi tre no «al riconoscimento, alla trattativa, alla pace» che vennero quando propose di consegnare subito i territori della guerra del '67. Poi, gli accordi di Oslo ci hanno riprovato mentre Arafat preparava l'Intifada dei terroristi suicidi, leader come Shimon Peres ne hanno tratto un perenne crepacuore. Oggi Netanyahu, che non ha voluto fare la guerra a Gaza nonostante la sinistra lo spingesse a distruggere Hamas, ha spiegato che non valeva la pena: «Non avrei a chi lasciare le chiavi», dato che Abu Mazen non vuole parlargli e giura che finché vive finanzierà il terrorismo.
Dunque, il tema della pace è raramente emerso, perché anche gli antagonisti di Bibi non osano più parlarne: Abu Mazen ha distrutto la strada, marcia solo su terrorismo e Bds lasciando gli israeliani senza parole. Da febbraio il clima fatale ha avuto invece accenti amari, volgari, pettegoli, conditi da accuse giudiziarie che vanno dall'indicazione a incriminare Netanyahu per corruzione fino alle accuse al suo antagonista, Benny Gantz, di violenza sessuale. Corrotto, traditore, idiota... se ne sono sentite di tutte. A Netanyahu si è dato di fascista perché propugna una costituzione che dice che Israele è la patria del popolo ebraico, a Gantz di deficiente e nevrotico, perché il suo eloquio risulta debole e non carismatico. Ma Gantz è stato un rispettato Capo di Stato maggiore, Netanyahu è un leader riconosciuto in tutto il tutto il mondo, e queste accuse sono un tramonto nebbioso di legislatura.
Il parlamento israeliano conta solo 120 seggi, le coalizioni sono sottili come lame, le due forze predominanti, il Likud di Netanyahu, 69 anni, e Blu e bianco di Gantz (59 anni) dopo una prima tendenza al sorpasso del generale affiancato da altri due capi di Stato maggiore e da Yair Lapid, un giornalista molto brillante, hanno piroettato in su e in giù, finché Bibi è tornato ad avere più di 30 e Gantz meno di 30 seggi. Netanyahu però ha un vantaggio notevole per formare un governo (67 a 53 secondo Haaretz). Gantz, che non vuole assolutamente ammettere di essere di sinistra né proclama la necessità di una trattativa dovrebbe formare una coalizione con problematici partiti arabi o di estrema sinistra, così come Bibi avrebbe i suoi guai coi partitini di estrema destra o ultrareligiosi.
Quindi la formazione del governo prenderà tempo, così come porterà dei problemi l'eventuale incriminazione del primo ministro. Negli Stati Uniti ha condiviso una giornata di gloria col presidente che ha riconosciuto la sovranità di Israele sul Golan, conquistata in una guerra di difesa 52 anni fa e oggi tanto più indispensabile in quanto Assad con gli iraniani e gli Hezbollah siedono di là dal confine. Il suo altro prestigioso dioscuro è stato Vladimir Putin, che lo ha accolto a Mosca con grandi cerimonie per consegnargli i resti cercati con costanza e passione del soldato Zacharia Bauman disperso in battaglia 37 anni fa. Netanyahu li ha riportati a casa per una sepoltura che ha toccato nel profondo tutta Israele. E ha incontrato qui il presidente del Brasile Jair Bolsonaro, un paese di 210 milioni di abitanti, giunto con un corteggio di ministri, tecnici, uomini d'affari. Il Paese non ha mai goduto di maggiore considerazione internazionale, dall'India ai Paesi arabi che lanciano segnali di pace, gli Usa hanno spostato l'ambasciata a Gerusalemme, il patto con l'Iran è cancellato.
L'economia fiorisce, la scienza, la medicina e soprattutto la sicurezza creano uno sfondo per cui Gantz forse spera la cosa che più nega: la possibilità che le due grandi forze, mentre tutti gli altri partiti vengono messi da parte, si uniscano in un governo di coalizione. I toni delle due parti non lo promettono, ma anche Ytzchak Shamir e Shimon Peres formarono un governo di coalizione.
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