E loden fu. Era dai tempi del governo Monti che non se ne parlava più, se non per un ritorno modaiolo sulle passerelle, o per i cappotti dell'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Nei loden (verdi) di Paolo Gentiloni però non c'è un briciolo di velleità radical chic. I suoi sono solo paletò vecchio stile e dall'aria vissuta, come quelli di tanti sessantenni che amano le montagne dell'Austria. Il cappotto, ma non solo. Del resto il look del nuovo premier di sangue blu (i suoi avi sono i conti Gentiloni Silverj) rispecchia appieno il suo stile di vita: sobrio, low profile e (molto) poco mondano.
Non è «moderno» come Matteo Renzi, che aveva un debole per gli abiti griffati, e per le camicie bianche, tanto criticate da Giorgio Armani che gli aveva consigliato: «Metta la cravatta e indossi meno moda possibile, anche perché ora è rotondetto...». Il ministro degli Esteri uscente la cravatta l'ha sempre messa, come vuole l'etichetta, tanto che a un certo punto ha smesso di essere un accessorio per diventare un'abitudine, come per molti uomini. E pace se il nodo non è sempre perfetto, se la porta ben oltre la cintura (gli esperti di stile inorridiranno?), se il colletto della camicia a volte è sciupato. Il presidente del Consiglio incaricato non bada a queste cose. I suoi abiti iper classici non cadono mai alla perfezione, hanno spalle un po' fuori misura e pantaloni un po' larghi. Il loden è il «suo» cappotto da sempre, da quando negli anni '70 militava con il movimento studentesco di Mario Capanna, e lo indossava al posto dell'eskimo (che non ha mai avuto).
Gli occhiali dalla montatura invisibile li ha sempre portati. Quando era ministro degli Esteri al polso portava il cronografo di plastica blu. Niente di griffato, niente di prezioso, niente cose vistose. Gentiloni è un uomo all'antica, e se va bene a lui...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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