Gentiloni teme i grillini e il fuoco amico: fiducia su vaccini, banche e Mezzogiorno

M5s a parte, per l’esecutivo al Senato i pericoli vengono da Pd e bersaniani

Gentiloni teme i grillini e il fuoco amico: fiducia su vaccini, banche e Mezzogiorno

Il Consiglio dei ministri ha autorizzato la fiducia su tre decreti all’esame del Parlamento: il decreto Mezzogiorno, il decreto banche venete e il decreto vaccini. Si tratta di una mossa in gran parte inattesa.

Eccezion fatta per il dl banche da ieri in Aula alla Camera, che ha bisogno di una rapida conversione senza modifiche sostanziali vista la spada di Damocle rappresentata dal contratto di cessione a Intesa Sanpaolo, le altre due questioni di fiducia erano pressoché imprevedibili. In particolar modo, quello sul dl vaccini del quale il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, aveva più volte dichiarato che non avrebbe tollerato «stravolgimenti dell’impianto».

Eppure proprio la scorsa settimana al Senato era stato approvato un emendamento che aveva ridotto da 12 a 10 il numero delle vaccinazioni obbligatorie. Le intemperanze della maggioranza (Mdp ha presentato un pdl alternativo e ha presentato interrogazioni su presunti conflitti di interessi), le forti perplessità dell’opposizione e il successo della manifestazione anti-vax di domenica scorsa hanno indotto il governo a evitare incidenti di percorso su un provvedimento sul quale era stata posta molta enfasi. Lorenzin, tra l’altro, ha dovuto subire obtorto collo la nomina del governatore campano De Luca a commissario straordinario della sanità per la Regione da lui stesso guidata. Fonti di Palazzo Chigi hanno, tuttavia, fatto sapere che la fiducia potrebbe non essere posta. È solo un’arma in più.

Se il decreto vaccini è atteso oggi in Aula a Palazzo Madama, domani potrebbe essere la volta del decreto Mezzogiorno. In questo caso, potrebbe aver prevalso la necessità di convertirlo prima della pausa estiva considerato che è diventato il solito provvedimento omnibus nel quale rientra pure la proroga dell’iperammortamento. Durante la riunione del Consiglio dei ministri non si sarebbe affrontato l’argomento ius soli, all’esame del Senato e sul quale pendono circa 50mila emendamenti della Lega. Il segretario del Pd, Matteo Renzi, ha ribadito: «Sono per lo ius soli, il Pd è per lo ius soli e lo confermiamo con forza».

Alfano con la sua Alternativa popolare è fermamente contrario e, visto l’affollamento di provvedimenti, non è escluso che finisca su un binario morto. In mancanza di una mediazione, i renziani potrebbero tentare il colpo di mano.

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