Berlino «L'estremismo di destra in tutte le sue forme costituisce una seria minaccia allo sviluppo sociale ed economico dei nuovi Stati». È con questa espressione che nel gergo ufficiale di Berlino sono indicati i Länder annessi nel 1990 alla Repubblica federale tedesca con lo scioglimento della Ddr. Il 3 ottobre la Germania festeggia i 26 anni della Wiedervereinigung, la riunificazione, eppure come spiegato da Iris Gleicke, Commissaria del governo per i nuovi Stati nuove nubi si addensano sull'orizzonte che va da Erfurt, al confine con la Baviera, fino alle coste brumose della Pomerania anteriore, sul Mar Baltico. «Da allora abbiamo fatto tantissimo», ha affermato Gleicke in conferenza stampa. Come si legge nell'ultimo rapporto del governo sullo stato della riunificazione, «il Pil della regioni orientali è più che raddoppiato dal 1991». E tuttavia il divario est-ovest non è scomparso: nei nuovi Länder la disoccupazione è al 9,2%, quasi doppia rispetto a quella media registrata più a ovest (5,7%); anche il Pil medio dell'est è inferiore del 27,5% rispetto a quello occidentale.
L'arretratezza di una parte del Paese non è una novità: a colpire tuttavia negli ultimi mesi è a est come il disagio sociale abbia provocato un'impennata della violenza politica. All'esplosione del malessere ha contribuito decisione di Angela Merkel di aprire le porte del Paese ai rifugiati mediorientali, che pure sono ospitati più all'ovest che all'est. Eppure è qua che le violenze di bande di teppisti rasati non si contano quasi più. A fare le spese dei fanatici dell'ultradestra sono quasi sempre i centri per l'accoglienza dei rifugiati. Scuole, palestre, ex caserme sono prese di mira per mandare un messaggio chiaro: qua non vi vogliamo. Più volte è capitato che strutture individuate dalle autorità come possibili ostelli per richiedenti asilo siano state date alle fiamme prima ancora dell'arrivo delle famiglie di siriani, afgani o iracheni. Dati ufficiali parlano di 10,5 attacchi di estremisti ogni milione di abitanti all'ovest contro i 58,7 del Mecklemburgo o i 51,9 del Brandeburgo.
Gleicke si è ben guardata dal tacciare tutti gli Ossis i tedeschi dell'est di xenofobia e, anzi, ha invitato la maggioranza pacifica e accogliente a far sentire più alta la propria voce. Tuttavia le sue parole tradiscono il nuovo timore del governo per un salto di qualità: da questione di ordine pubblico la violenza all'est può diventare un nuovo fardello economico. In calo di consensi a favore del partito anti-immigrati Alternative für Deutschland, la grande coalizione spera di rianimare l'economia rurale dell'est con innesti di digitalizzazione e puntando sulle energie rinnovabili. Da parte sua la regione soffre già per la fuga dei cervelli: chi ha un titolo spendibile guarda a Düsseldorf o a Francoforte. Un problema al quale oggi si aggiunge il crescente disinteresse degli investitori tedeschi e stranieri per distretti dove non si fa innovazione perché le energie della politica sono assorbite dalla gestione delle teste rasate. A Bautzen, in Sassonia, la scorsa settimana l'esecutivo ha dovuto mandare rinforzi di polizia per fermare una serie di scontri fra neonazisti e immigrati.
«L'azione determinata del governo, degli Stati, dei comuni e della società civile è necessaria per assicurare la pace in Germania orientale», ha affermato Gleicke. La risposta è arrivata il giorno dopo da Bautzen, dove due giovani teste rasate hanno picchiato a sangue un tedesco 72enne di origine algerina al grido «stranieri raus!».
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