«Ieri alle 8.40 sono salita a bordo di un volo diretto da Amburgo a Colonia ed ero preoccupata. Poi però il capitano ha dato personalmente il benvenuto a ogni singolo passeggero; quindi ha tenuto un piccolo discorso: ma non ha usato il microfono dalla cabina, bensì ha parlato davanti a tutti, tenendo la porta aperta». Le parole postate dalla signora Britta Englisch sul profilo Facebook di Germanwings hanno raccolto in poche ore 300mila like. Segno che, dopo la morte di 72 cittadini su un crinale della Alpi e dopo il crollo del mito Lufthansa, la Germania si lecca le ferite. «Il capitano ci ha parlato della sua famiglia e delle famiglie del suo equipaggio, e di come ciascuno avrebbe dato il meglio di sé per tornare a casa la sera. Vorrei ringraziare il capitano», conclude Frau Englisch, «perché ha capito ciò che ognuno di noi stava pensando».
Applausi nel velivolo e applausi online. La comprensione della gravità dell'accaduto è il primo passo per evitare che una strage terribile come quella del volo Barcellona-Düsseldorf di martedì scorso non accada mai più. E invece il Paese pare si passi sopra al fatto che si è messo ai comandi una persona instabile, si è ignorato il background problematico con l'addestramento interrotto e poi ripreso, si è lasciato che un dipendente in malattia entrasse tranquillamente in servizio. È questa l'efficenza teutonica sempre sbattuta in faccia ai popoli mediterranei?
Non si è visto un gesto chiaro, univoco di ammissione di responsabilità. Le bandiere a mezz'asta e il Bundestag ha osservato un minuto di silenzio. Eppure la politica si è ben guardata dall'immischiarsi. Se l'Spd ha postato un banner di condoglianze sulla sua pagina web, il gruppo Cdu-Csu si è limitato a redarguire ufficialmente il deputato Karl-Georg Wellmann, l'uomo che a incidente appena occorso se l'era presa con Germanwings accusandola di usare «apparecchi stravecchi» e di avere «un servizio indecente». Una gaffe, di certo, che però, gli è costata il diritto di parola durante il dibattito sull'incidente.
Nel Paese leader d'Europa sempre pronto a puntare il dito contro le inefficienze altrui, l'unica testa simbolicamente saltata è quella di Wellmann.
Se la disgrazia fosse successa all'Alitalia qualche magistrato avrebbe come minimo apposto i sigilli a via della Magliana e messo il medico curante del pilota sotto inchiesta. Meno autocritici e autolesionisti degli italiani, i tedeschi si limitano a spargere rassicurazioni ignorando, o facendo finta di non capire la gravità dell'accaduto. Basta sentire le parole dell'amministratore delegato di Lufthansa. «Siamo sempre stati molto fieri dei nostri sistemi: la migliore scelta dei piloti e il miglior addestramento; che qualcosa del genere potesse accadere per noi è inconcepibile», ha detto Carsten Spohr alla Cnn. «In tutta franchezza non abbiamo una spiegazione per l'accaduto». La spiegazione invece era davanti ai suoi occhi: il copilota 28enne era già stato segnalato da una scuola di volo americana come persona affetta da disturbi psichici. Disturbi che lo porteranno anche a interrompere l'addestramento presso la scuola di volo della Lufthansa. «Non avete avuto avvisaglie dei suoi problemi?», insiste la Cnn. «No», continua Spohr sulla stessa linea, «il pilota aveva superato tutti i test». A un certo punto il manager sembra sbandare e ammettere la falla: «Nessuna delle reti di sicurezza di cui siamo tanto fieri ha funzionato», salvo correggersi poco dopo: «È stato un singolo caso su migliaia. D'altronde il sistema ha funzionato per decenni». «Cambierete le vostre procedure?», chiede ancora il reporter. Risposta: «Sentiremo prima i nostri esperti, poi le autorità e infine gli esperti delle altre compagnie.
Ci vorrà del tempo». Poche ore dopo invece la stessa Lufthansa smentiva il proprio Ad, annunciando l'adozione di nuove regole che prevedono la presenza di due persone nel cockpit. Alitalia l'aveva già fatto 24 ore prima.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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