Più di qualsiasi analisi scritta, è la cartina elettorale della Germania dopo il voto europeo a spiegare cosa è successo (o meglio, cosa continua a succedere) nel più grande e importante Paese dell'Unione Europea. In quella che fino al 1990 era la Germania occidentale prevalgono, distretto per distretto con rarissime eccezioni a favore dei socialdemocratici o dei verdi, i candidati democristiani della Cdu, che in Baviera fanno storicamente partito autonomo sotto la sigla Csu; in quella che invece fu la Germania Est, dominata per 45 anni dal regime comunista vassallo di Mosca, la maggioranza relativa è andata praticamente ovunque all'estrema destra. In pratica, la tossica eredità della DDR continua a fare danni perfino 35 anni dopo la sua sepoltura.
La Germania rimane di fatto spaccata in due lungo una linea di confine che è la stessa degli anni della Guerra fredda. Oltre quella cortina di ferro che non esiste più, ma che sopravvive evidentemente nella testa di chi ci vive, l'insoddisfazione e l'ostilità verso i «colonizzatori» occidentali non si esprime più tanto votando l'estrema sinistra, bensì l'estrema destra. È soprattutto il voto dell'Est a rendere possibile quel 16 per cento scarso (meno di un voto espresso su sei) su base nazionale ad Alternative fuer Deutschland (Afd) che fa parlare di un trionfo neonazi in Germania che in realtà non è tale.
Più dell'affermazione relativa dell'ultradestra, il vero choc arriva dalla sconfitta pesante della Spd del Cancelliere Olaf Scholz (scesa a un minimo storico sotto il 15%), quella altrettanto dura dei verdi quasi dimezzati all'11, e il faticoso galleggiamento dei liberali attorno a un modesto 5%: in tutto, i tre partiti della «coalizione semaforo» che governa a Berlino hanno superato a fatica alle europee il 30% dei consensi. Un disastro che spinge i conservatori democristiani (che da soli hanno ottenuto lo stesso risultato della coalizione di governo) e la stessa Afd ad alzare la voce per chiedere che Scholz imiti il presidente francese Emmanuel Macron e, preso atto che i tedeschi gli hanno revocato la fiducia, indica nuove elezioni politiche.
Ma Scholz e i suoi alleati non intendono suicidarsi. Il Cancelliere ha chiarito che le elezioni restano fissate all'ottobre dell'anno prossimo e intanto il suo governo continuerà a onorare il mandato ricevuto nel settembre 2021 (o meglio, nella primavera del '22, dopo estenuanti negoziati per la formazione di un esecutivo che avevano costretto la Cancelliera uscente Angela Merkel a restare in carica per mesi).
Intanto, nel tentativo di evitare ulteriori danni dopo l'espulsione dal gruppo europeo di Identità e democrazia, i neoeletti parlamentari di Afd hanno escluso dalla loro delegazione a Bruxelles il capolista Maximilian Krah, caduto in disgrazia per discutibili dichiarazioni sulle SS naziste e per presunti fondi ricevuti da Russia e Cina.
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