A Varsavia il nemico è sempre Berlino. Specie quando le elezioni sono vicine. A dimostrarlo è l'ultimo spot del partito di maggioranza al potere, Diritto e Giustizia (in sigla polacca PiS), che ieri ha sollevato più di un sopracciglio dalle parti del governo tedesco. Nel video, postato su tutti i social del PiS) Jaroslaw Kaczynski (nella foto a fianco), fondatore e guida politica del movimento, nonchè vice-primo ministro (la carica di vice non inganni: è lui a comandare), riceve una telefonata dal cancelliere tedesco Olaf Scholz; anzichè rispondergli, lo liquida bruscamente, buttandogli giù la cornetta.
Visto che si sta parlando di governi che si suppone alleati, nell'ambito Ue o in quello Nato, il messaggio appare forte. Ma è solo l'ultima puntata di una polemica sempre più pepata che ormai divide da tempo la due capitali. Sia che si tratti di criticare la politica europea sia che decida di rinnovare la richiesta di ricche riparazioni di guerra, il governo di Varsavia ha caratterizzato la sua politica in ottica anti-Berlino, accusata di voler manovrare a suo vantaggio la politica di Bruxelles.
A peggiorare questa volta le cose sono i dettagli del video, che si apre con le immagini (ovviamente fittizie) della rappresentanza diplomatica tedesca a Varsavia, dove risuonano le note della «Cavalcata delle Valchirie» di Richard Wagner, una specie di inno della Germania imperiale. L'ambasciatore, che parla polacco con una caricaturale accento teutonico, chiama l'ufficio di Kaczynski e dice di volergli passare il Cancelliere Scholz. Il tema della conversazione, anticipa, sarà l'età pensionistica in Polonia, che secondo il cancelliere dovrà essere di nuovo alzata, proprio come aveva fatto a suo tempo Donald Tusk, oppositore di Kaczynski nel prossimo scontro elettorale, ex premier polacco, ed ex presidente del Consiglio Europeo. La risposta del leader del Pis è gelida: «Tusk se ne è andato e certe abitudini ormai sono finite, è roba del passato», dice, riattaccando il telefono in faccia ad ambasciatore e cancelliere.
Il tema è la lotta a Tusk, accusato di aver barattato gli interessi della Polonia in cambio di un posto a Bruxelles ottenuto grazie all'intercessione tedesca. Tusk, finito l'incarico europeo, è tornato in patria e guida il partito che lui stesso ha contribuito a fondare Piattaforma Civica (PO) con l'obiettivo dichiarato di scalzare dal governo Kaczynski. Quest'ultimo, contro l'avversario, utilizza un'arma potente: l'età pensionistica, appunto. Tra mille proteste Tusk l'aveva alzata da 60 a 67 anni. Il governo del Pis ha annullato il provvedimento; forse anche per questo la sua maggioranza non sembra in discussione: secondo gli ultimi sondaggi si attesta intorno al 38% con la coalizione guidata da Tusk che naviga a cavallo del 30%.
Tutta la vicenda, così come il voto polacco, sembrerebbe una questione di pura politica interna e invece non mancano le ricadute a livello europeo. A Bruxelles il movimento di Tusk aderisce al Partito Popolare, quello di Kaczynski è uno dei pilastri dei Conservatori e riformisti europei guidati da Giorgia Meloni.
Il risultato del confronto di Varsavia influenzerà i possibili colloqui tra i due schieramenti in vista della successione a Ursula Von der Leyen. Tenere sotto controllo la rivalità tra i leader polacchi sarebbe utile a favorire un possibile accordo a livello continentale. Per il momento le durezze della campagna elettorale sembrano avere decisamente la meglio.
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