Giada narcotizzata prima di essere buttata dal cavalcavia

In cella il compagno della donna. Potrebbe essergli contestata la premeditazione

Giada narcotizzata prima di essere buttata dal cavalcavia
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Narcotizzata prima di essere buttata giù dal cavalcavia, per poi essere uccisa da un Tir. Lo dicono i primi parziali risultati degli esami tossicologici sul corpo di Giada Zanola, la 33enne uccisa dal compagno Andrea Favaro, 39 anni, nella notte tra il 28 e il 29 maggio sull'autostrada A4, nei pressi di Vigonza, in provincia di Padova. Un particolare importante, che potrebbe convincere la Procura di Padova a contestare all'uomo, in carcere con l'accusa di omicidio volontario, l'aggravante della premeditazione.

Il medico legale Claudio Terranova ha trovato delle tracce di benzodiazepine sui tessuti di Giada e i primi risultati degli accertamenti sono nel fascicolo del pubblico ministero della procura di Padova Giorgio Falcone. Si tratta di un principio attivo alla base di molti tranquillanti e narcotizzanti, che può causare stati di incoscienza se assunto in quantità, circostanza che gli esami in corso stanno ancora accertando. Quella sera, dunque, prima che volasse giù dal ponte che attraversa l'autostrada, alla giovane mamma - alla quale non erano mai stati prescritti ansiolitici o sedativi - sarebbe stata somministrata a sua insaputa qualche sostanza narcotizzante. Una novità che apre nuovi inquietanti scenari sulla vicenda, aggravando la posizione di Favaro che, dopo aver ammesso in un primo momento di aver ucciso la compagna prendendola per le ginocchia e buttandola giù, ha ritrattato sostenendo che fosse stata lei a lanciarsi di sotto dopo un litigio. Ipotesi mai presa in considerazione da chi indaga, anche perché la donna - madre di un bambino di 3 anni - non aveva mai manifestato l'intenzione di togliersi la vita.

Le prime dichiarazioni del 39enne, comunque, non potranno essere utilizzate in un eventuale processo perché rese in assenza dell'avvocato e del pm. L'eventualità che Giada sia stata narcotizzata prima di essere uccisa, invece, sarebbe in linea con il timore - manifestato dalla vittima ad un'amica che il compagno potesse stordirla con qualche sostanza. I due si stavano separando e lui temeva che non avrebbe più potuto vedere il figlio.

L'autopsia aveva già stabilito che Giada era viva quando è stata buttata si sotto. Adesso si aggiunge il dettaglio non secondario delle tracce di narcotici. Agli atti dell'inchiesta della Procura di Padova ci sono altri elementi.

Anche i filmati della telecamera dell'autostrada che inquadra l'auto di Giada arrivare sul cavalcavia e poi ripartire, senza mai inquadrare una persona camminare verso il ponte. Ancora non si trovano il cellulare della giovane madre e una borsetta.

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