Il giallo di AstraZeneca: 50mila dosi della Sicilia trasferite alla Puglia

La decisione della struttura commissariale: entro giovedì la consegna. Lombardia e Piemonte avevano chiesto di avere le fiale inutilizzate. Ma il governo aveva frenato

Il giallo di AstraZeneca: 50mila dosi della Sicilia trasferite alla Puglia

Nel Lazio, dove si può prenotare il vaccino che si preferisce, la gente ha molto gradito Pfizer tanto che nel mese di maggio ha fatto sold out, mentre i laziali hanno snobbato Astrazeneca dove, in questo momento, negli hub vaccinali ben 100mila dosi sono in attesa di volontari. E le prenotazioni latitano. Un po' come succede in alcune regioni del Sud dove faticano a inoculare il siero di anglo-svedese. In Sicilia, ci sono ancora più della metà delle dosi in frigorifero. Per l'esattezza, le dosi snobbate sono il 52% del totale.

TRASFERIMENTI

E forse proprio per alleggerire il carico delle scorte inutilizzate che giovedì, 13 maggio, ben 50mila dosi di Astrazeneca saranno trasferite dall'isola alla regione Puglia. Un bel gruzzoletto che forse avrebbe voluto ricevere la Lombardia o il Piemonte che avevano pubblicamente chiesto di ottenere parte dei vaccini inutilizzati al Sud per accelerare la campagna di somministrazione regionale, ricevendo uno stop dal governo. Ma sembra che la scelta sia stata indirizzata sulla Puglia. Il motivo ufficiale è ancora sconosciuto. Potrebbe trattarsi di una redistribuzione interna causata da un errore logistico? Oppure è davvero una «donazione» fatta per avvantaggiare una regione del Sud? In realtà, la Puglia brilla in fatto di efficienza vaccinale. Dopo il Veneto, è l'area che ha somministrato più dosi in assoluto (il 92,1% di quelle ricevute). In pratica, attualmente sono fin troppo in avanti rispetto alla tabella di marcia fissata dal commissario straordinario, Francesco Figliuolo. E ora con le dosi aggiuntive la Puglia andrà sempre più veloce.

INCOGNITA SUL FUTURO

In realtà, mentre le regioni si contendono dosi di vaccino, non si capisce ancora cosa succederà a fine giugno quando la Ue non rinnoverà il contratto con Astrazeneca per la fornitura dei vaccini in Europa. All'Italia spettano circa 40 milioni di dosi e finora ne ha ricevute meno di 7 milioni. Da Bruxelles fanno sapere che le consegne per il 2021 saranno rispettate. «Il contratto resta in vigore fino alla consegna dell'ultima dose», dice un portavoce della Commissione Ue. E la domanda che viene spontanea è: ma quando arriveranno le dosi? Un carico si aspetta il 13 maggio ma il quantitativo è ancora sconosciuto.

SECONDE DOSI ASSICURATE

Si naviga a vista. Ma Astrazeneca, azienda produttrice, rassicura sul prossimo futuro. E spiega che il mancato rinnovo del contratto con Ue non avrà conseguenze sulle seconde dosi visto che le consegne riguardano il 2022 mentre restano confermate quelle dell'anno in corso.

CAMBIO DEL PIANO VACCINALE

Ma la precauzione non è mai abbastanza quando si parla di Astrazeneca. Troppe volte le rassicurazioni dell'azienda sono state disattese e così alcune regioni, che le hanno somministrate senza lesinare, ora si trovano a fare due conti. In Piemonte, per esempio, confermano che le attuali 120mila dosi in giacenza, devono essere centellinate per garantire ben 227mila richiami da effettuare entro fine giugno. In Emilia Romagna, dove sono state somministrate 332.858 dosi, ora usano il rimanente per fare le prime dosi esclusivamente al personale scolastico. Le altre regioni, invece, aspettano i prossimi arrivi per capire come redistribuire il vaccino e mantenere scorte adeguate per i richiami.

A CHI DESTINARE ASTRAZENECA

Ma non è ancora sicuro a chi dovrà essere destinato il siero di Oxford. Attualmente il ministero della Salute ha indicato l'uso preferenziale agli over 60. Il generale Figliuolo aveva accennato alla possibilità di poterlo usare anche in altre fasce di età. Nel mezzo della querelle c'è l'attesa di una nuova presa di posizione del Cts di Aifa che ad ora non si è ancora riunita per affrontare la questione. Del resto, questa decisione rimane una scelta di politica sanitaria.

Gli esperti dell'Agenzia del farmaco italiano avevano già spiegato che il rischio di rare trombosi era progressivamente favorevole al crescere dell'età, visto che gli eventi avversi colpivano quasi esclusivamente persone al di sotto dei 60 anni.

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