L'orso è morto, viva l'orso. Anche se non si tratta di Jj4, l'esemplare che il 5 aprile ha aggredito e ucciso Andrea Papi, runner ventiseienne, su una strada di montagna nei pressi di Clades, in Trentino. La vittima si «chiamava» M62, ed è stata trovata da un gruppo di escursionisti in una zona impervia tra il lago di Molveno e San Lorenzo Dorsino in Trentino. La carcassa era in stato di decomposizione ma l'identità del plantigrado è stata determinata dalle marche auricolari, chiaramente leggibili. M62 aveva quattro anni ed era fratello di M57, catturato ad Andalo nel 2020, e di F43, morta lo scorso settembre per una dose errata di anestetico iniettatole durante le fasi di cattura.
Secondo il Corpo forestale trentino le ferite rinvenute sulla carcassa sono probabilmente da attribuire all'attacco di un maschio di orso adulto. Un'ipotesi che andrà confermata nei prossimi giorni con le analisi dell'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie a cui l'associazione animalista Oipa, che ha anche fatto una richiesta di accesso agli atti alla Provincia, ha chiesto di assistere. M62 era stato bollato come «problematico» al pari di Jj4 e di MJ5, ritenuto colpevole dell'attacco ai danni di un escursionista nella Val di Rabbi. E infatti l'Oipa evidenzia che «M62 era nel mirino di Fugatti (Maurizio, presidente della provincia autonoma, ndr) solo in quanto considerato confidente». Il sospetto è esplicitato da un'altra associazione animalista, L'Enpa: «Non vorremmo che la campagna di odio e di vendette scatenata dal presidente della provincia autonoma di Trento avesse finito per armare la mano dei bracconieri». «Di certo se la mano e l'intenzione dell'uomo avessero qualcosa a che fare con questa morte, cioè se fossimo davanti a un atto di bracconaggio, sapremmo bene come inquadrare l'avvenimento: nel clima di paura e di odio creato e alimentato da Fugatti, che ne porterebbe la responsabilità morale», dice Michela Vittoria Brambilla, presidente dell'Intergruppo parlamentare per i Diritti degli animali e la tutela dell'ambiente.
Ma la campagna di odio è ben alimentata su entrambi i fronti. Circa 150 militanti del Partito animalista europeo e di altre sigle si sono radunate ieri a Sabbionara di Avio davanti alla casa di Fugatti. Un salto di qualità delle proteste, che fino a ieri si erano svolte sempre davanti alle sedi istituzionali di Trento e al Centro faunistico del Casteller, dove sono rinchiusi Jj4 e altri esemplari, che secondo la capogruppo della Lega in consiglio provinciale Mara Dalzocchio «rappresenta una chiara forma di minaccia» che «finisce per coinvolgere anche i familiari del presidente Fugatti, del tutto estranei alla vicenda. Se non siamo all'anticamera del linciaggio poco ci manca».
Per Giorgio Leonardi (Forza Italia) «si è passato il segno, dal manifestare sotto le sedi delle istituzioni a farlo sotto casa del presidente della Provincia, mettendo in difficoltà i suoi affetti e tanta gente che non ha nulla a che vedere con l'orso, c'è un abisso di inciviltà».
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