Siglato l'accordo con il Movimento 5 Stelle, il Partito democratico si accorge che non sarà poi tanto facile riuscire a governare. Uno dei primissimi ostacoli, che intralceranno la loro sete di rivalsa, saranno i presidenti delle Commissioni di Camera e Senato. La Lega ne ha ben undici e potrebbero frenare l'assalto alla diligenza lanciato dalla nuova alleanza giallorossa. La vicepresidente del Pd, Anna Ascani, ha subito chiesto a Matteo Salvini di liberare le poltrone e lasciare spazio alla maggioranza giallorossa. Ma dal Carroccio non voglio sentir ragioni. "Che si dimettano loro da senatori visto che dovrebbero vergognarsi di fronte al popolo italiano per quello che stanno facendo", ha replicato all'agenzia Adnkronos il presidente dei senatori della Lega, Massimiliano Romeo.
Il potere di un presidente di commissione non è affatto indifferente. Anzi. Ogni qual volta che la nuova maggioranza giallorossa non si dimostrerà compatta, potrà infatti ritardare il percorso di un disegno di legge o, quando si tratta di un decreto legge, potrà bloccarlo del tutto facendolo arenare nelle pieghe della "burocrazia" parlamentare. Per questo in casa piddì si sono subito messi a guardare a tutte le presidenze assegnate lo scorso anno agli uomini di Salvini. Alla Camera, come già faceva notare questa mattina il Fatto Quotidiano, i deputati del Carroccio presiedono cinque commissioni: Bilancio, Ambiente e Lavori pubblici, Trasporti e Telecomunicazioni, Attività produttive e Lavoro. A Palazzo Madama, invece, i leghisti sono sei: Affari costituzionali, Giustizia, Difesa, Finanze e Tesoro, Istruzione e Agricoltura. In alcuni casi, come si può ben vedere, si tratta di commissioni strategiche, soprattutto in vista di provvedimenti chiave, come la legge di Bilancio.
Anche se il peso dei numeri della nuova maggioranza circoscriverebbe l'azione dei presidenti di Commissione, questo non impedirebbe, ad esempio a un salviniano doc come Claudio Borghi, che guida la commissione Bilancio della Camera, di mettere i bastoni tra le ruote e, magari, tentare di rallentare i lavori proprio in corso di esame della manovra. Già nei giorni scorsi l'economista aveva messo in guardia grillini e democrat: "Ricordo a chiunque sognasse governi alternativi che i presidenti di commissione non decadono. Auguri". I giallorossi, che già dovranno fare attenzione ai numeri in Senato, sanno molto bene che gli undici presidenti leghisti potrebbero complicargli la vita. Per regolamento, però, i presidenti di commissione non possono essere sostituiti prima di metà legislatura. Per questo la piddì Ascani è corsa a chiederne le dimissioni. "Da giorni Salvini alimenta la sua propaganda sulle poltrone, senza peraltro ancora aver mollato la sua, così come non l'hanno ancora mollata i ministri leghisti. Perché continuano a non dimettersi?", ha tuonato la deputata dem su Facebook. "Se davvero - prosegue - la Lega è tanto allergica alle poltrone, perché i presidenti delle commissioni parlamentari non si dimettono dal loro incarico?".
Alle richieste strumentali del Partito democratico, i leghisti hanno già replicato con un secco "no". "Che si dimettano loro da senatori visto che dovrebbero vergognarsi di fronte al popolo italiano per quello che stanno facendo", ha infatti replicato seccato Romeo. "Prima di fare i ribaltoni ci dovevano pensare bene...", gli ha fatto eco Borghi.
Che, rispondendo a un tweet polemico di Alessia Morani, ha rincarato la dose: "Ma davvero il Pd vuole occupare tutte le poltrone di governo dopo aver perso ogni elezione da sei anni a questa parte? Andiamo a votare così le poltrone le liberiamo tutti, vi va?".Ma davvero il PD vuole occupare tutte le poltrone di governo dopo aver perso ogni elezione da sei anni a questa parte? Andiamo a votare così le poltrone le liberiamo tutti, vi va?
— Claudio Borghi A. (@borghi_claudio) 29 agosto 2019
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