Atene - La partita, quella vera, si giocherà a urne chiuse. Con il pallottoliere delle alleanze a determinare un governo il più stabile possibile per la Grecia imbullonata al terzo memorandum in tre anni. Domani quasi dieci milioni di greci saranno chiamati nuovamente al voto per la seconda volta in otto mesi, con il rischio di una forte astensione e di una balcanizzazione del Parlamento. I sondaggi infatti, se da un lato offrono un sostanziale pareggio tra Syriza e i conservatori di Nea Dimokratia al 27%, dall'altro danno staccatissimi tutti gli altri, terza è Alba Dorata al 7%, contribuendo a gettare nebbia in un panorama di per sé già complesso e frastagliato.
Tsipras chiede un altro mandato per portare il Paese fuori dalle secche della recessione post austerità e conferma l'alleanza «fasciocomunista» con la destra di Anel con cui ha governato sino ad oggi. Sconta però il disincanto dell'elettorato moderato che aveva creduto alle sue tesi anti Troika lo scorso dicembre e che, oggi, non se la sente di dargli ancora fiducia, vista la piroetta di un mese fa. Syriza si presenta alle urne «depurata» degli scissionisti prodracma di Unità Popolare, la pattuglia di 25 deputati guidata dall'ex ministro dell'Energia Lafazanis e dalla presidente della Camera Kostantopoulou fra le cui fila non sarà candidato l'ex ministro Varoufakis, che però ha promesso il suo voto.
Di contro i conservatori di Nea Dimokratia hanno cambiato frontman e con il nuovo leader Vaghelis Meimarakis (già ministro della Difesa e Presidente della Camera sotto la lente della magistratura per le armi acquistate da Berlino) puntano ad un governissimo, con socialisti del Pasok e centristi del Potami, per assicurare numeri ampi e al riparo da possibili altre defezioni ed evitare così nuovi scossoni fra i mercati.
Tsipras deve però fare i conti anche con uno scandalo dell'ultima ora, legato ad un appalto per 3,9 milioni affidato dalla Regione del Peloponneso alla società di proprietà dell'ex ministro Flabouari. Era il maggio del 2015 e in Grecia non circolava un solo euro per i noti problemi di liquidità, ma il ministro di Syriza riuscì nell'impresa e, a poche ore dal voto, nel Paese non si parla d'altro.
Da lunedì la prima urgenza sarà ricapitalizzare le banche e tentare un allungamento delle scadenze e un ammorbidimento dei tassi. Ma una bizantina norma in vigore prevede che a spoglio ultimato il Capo dello Stato conferisca l'incarico al leader del primo partito, che avrà tre giorni per formare il governo. In caso negativo il mandato passerà al secondo e, in caso di nuovo forfait, al terzo. Con il rischio di seconde elezioni se nessuno dei leader dovesse riuscire.
Ieri ultimo giorno di comizi, con il numero uno di Syriza impegnato nella chiusura ad Atene, in piazza Omonia. Si vota domenica dalle ore 7 alle 19 (le 18 in Italia). In serata già i primi exit poll. In Grecia vige un sistema elettorale proporzionale rafforzato. Ovvero 250 deputati vengono eletti con proporzionale puro in 56 cicoscrizioni. La regione dell'Attica, dove vive circa la metà dei greci, ne elegge da sola 58. Il partito di maggioranza relativa ottiene anche 50 seggi di premio. Se tutti i partiti riusciranno ad entrare in Parlamento, quello vincente avrà bisogno di circa il 40% per l'autonomia.
Contrariamente, se molti non supereranno lo sbarramento del 3%, la formazione di maggioranza relativa avrà bisogno di percentuali minori. I deputati da eleggere sono 300. Ma, con gli spartiati di Leonida, hanno davvero poco in comune.twitter@FDepalo
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