Chiang Mai (Thailandia). Ieri mattina il corpo dell'ex primo ministro nipponico Shinzo Abe, assassinato venerdì durante un comizio elettorale a Nara, nella parte occidentale del Giappone, è arrivato nell'abitazione di famiglia a Tokyo. Ad accompagnarlo nel viaggio dall'ospedale di Kashihara, dove un'équipe di oltre venti medici ha fatto di tutto per cercare di salvargli la vita, c'era sua moglie Akie. Ad attendere il feretro, invece, c'erano numerosi dirigenti del Partito Liberal Democratico (Lpd), incluso l'attuale premier Fumio Kishida. Vestiti di nero in segno di lutto, si sono messi in fila per rendergli omaggio. Più tardi il governo ha annunciato che oggi si terranno comunque le elezioni per il rinnovo della Camera Alta, per dimostrare che la migliore risposta all'assassinio è quella di far continuare «il corso della democrazia».
La polizia sta ancora cercando di chiarire i motivi che hanno portato Tetsuya Yamagami a compiere questa follia che segnerà per sempre il Paese asiatico. L'uomo, 41 anni, ex militare delle Forze di autodifesa, che ha servito nella Marina dal 2003 al 2005, e attualmente disoccupato, è stato fermato sulla scena del crimine pochi istanti dopo l'attacco. Il killer intendeva compiere un attentato contro il capo di un gruppo religioso, che in qualche modo riteneva collegato ad Abe. Yamagami ha riferito alle autorità che sua madre era profondamente coinvolta in questa organizzazione e che avrebbe fatto grosse donazioni di denaro. Questo avrebbe causato seri problemi economici alla sua famiglia. Non è stato specificato di quale organizzazione si tratti e al momento non sono trapelati altri dettagli. Precedentemente aveva dichiarato di essere insoddisfatto dell'operato dell'ex primo ministro.
Intanto Tomoaki Onizuka, capo della polizia di Nara, mentre gran parte del Paese si sta domandando come sia stato possibile uccidere un politico a colpi di arma da fuoco in pieno giorno in una delle società che fino a venerdì sembrava una delle più sicure al mondo, ha ammesso che ci sono state notevoli falle nella protezione dei Abe. «È innegabile che ci siano stati problemi nella sicurezza. Faremo di tu tutto per scoprire cosa non ha funzionato», ha detto in conferenza stampa. Va considerato che nel Paese del Sol Levante i raduni elettorali non sono normalmente presieduti dalle forze dell'ordine. Solitamente vengono solo assistiti dalle scorte degli agenti personali. Anche perché in Giappone esistono rigorosi controlli per la vendita e il possesso di armi. Ma a quanto pare, si sono rivelati insufficienti. Adesso basta fare delle ricerche su internet per scoprire come trasformare dei tubi in veri e propri marchingegni per uccidere. Proprio come ha fatto Yamagami venerdì, quando utilizzando un'arma costruita in modo artigianale, ha sparato due colpi a distanza ravvicinata, centrando a morte Abe. Però prevenire che qualcuno possa realizzare armi fai da te è complicato. Secondo Nobuo Komiya, docente di Criminologia alla Rissho University di Tokyo, «al momento non ci sono contromisure efficaci». E non sarà facile, a meno che «le autorità non controllino sistematicamente tutte le persone che abusano delle nuove tecnologie», ha spiegato.
I funerali dell'ex primo ministro giapponese, il più longevo della storia del Paese si terranno lunedì e martedì.
Domani si terrà una veglia funebre, seguita da una funzione commemorativa il giorno successivo. Secondo quanto riportano i media locali il funerale sarà celebrato dalla vedova Akie in un tempio della capitale e la partecipazione sarà limitata ai membri della famiglia e alle persone più vicine.
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